L’ha fatto di nuovo! Kami Rita Sherpa ha fissato un nuovo record per quanto riguarda il maggior numero di scalate effettuate con successo sull’Everest.
La leggenda dell’alpinismo nepalese (e mondiale) è riuscito a raggiungere la vetta del monte più alto della Terra per la ventisettesima volta nella sua vita.
Il primo di sempre a riuscirci!
Un nuovo primato che arriva a pochissime ore dall’impresa compiuta domenica scorsa da Pasang Dawa Sherpa, il quale era riuscito a eguagliare il vecchio record di Kami Rita Sherpa, scalando l’Everest per la ventiseiesima volta.
Il nuovo record di Kami Rita Sherpa
“Ha raggiunto con successo la vetta questa mattina guidando uno scalatore vietnamita”.
Queste le parole con le quali Mingma Sherpa di Seven Summit Treks (organizzatore della spedizione) ha comunicato a AFP la nuova impresa compiuta da Kami Rita Sherpa.
Un nuovo traguardo di prestigio per l’alpinista cinquantatreenne, il quale è così riuscito a battere il record che lui stesso aveva stabilito per primo nel 2018.
Un primato condiviso soltanto per pochi giorni con Pasang Dawa Sherpa e ora tornato solitariamente nelle mani di Kami Rita Sherpa, un uomo che sull’Everest ci ha passato praticamente gli ultimi due decenni della sua vita.
La prima volta che la guida nepalese scalò il monte fino alla vetta fu nel 1994, quando raggiunse quota 8.849 metri, durante una spedizione commerciale.
Da quel momento, quello tra Kami Rita Sherpa e la vetta dell’Everest è diventato un incontro fisso, quasi annuale.
Sempre con la stessa intenzione, quella di aiutare gli scalatori a raggiungere la cima del monte più alto al Mondo, come dichiarato dallo stesso protagonista lo scorso aprile a France Presse:
“Questi numeri non sono stati raggiunti con l’intenzione di raggiungerli, ma come parte del mio lavoro di guida”.
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La sua storia
Nato a Thame, casa anche del leggendario Tenzing Norgay (primo uomo capace di scalare l’Everest nel 1953, insieme a Sir Edmund Hillary), Kami Rita Sherpa è considerato uno dei migliori scalatori della storia.
La sua aspirazione da bambino era quella di diventare un monaco in Nepal e, per questo, iniziò a studiare in un monastero buddhista, distante circa quattro ore di camminata da dove viveva.
Un sogno che abbandonò, però, molto presto, quando la famiglia gli chiese di dare una mano in casa.
A soli dieci anni, Kami Rita iniziò così a lavorare come portatore per i trekking, entrando poi nel giro delle spedizioni insieme al fratello maggiore Lhakpa.
Un lavoro che nel 1994 lo portò a raggiungere la cima dell’Everest per la prima volta, accompagnando dei clienti in vetta.
L’impresa la ripeté, poi, praticamente ogni anno, usando quasi sempre la via normale dal Nepal, ovvero quella che sale dal ghiacciaio del Khumbu attraverso l’Icefall, il Western Cwm, la parete del Lhotse e il Colle Sud (nel 2016 seguì invece l’itinerario dal Tibet).
Ed è proprio qui, sull’Everest, che nel 2014 assistette a una scena drammatica, quando dal campo base vide precipitare una valanga sull’Icefall, la quale uccise 16 sherpa.
L’amore per la montagna restò però invariato e Kami Rita ha sempre continuato a scalare l’Everest regolarmente, arrivando a toccare la cima per ben ventisette volte.
Un risultato davvero unico.
Passione per il suo lavoro
Come sottolineato in precedenza, Kami Rita ha sempre affermato di aver compiuto tutte le sue scalate dell’Everest solo con una finalità: guidare in cima le altre persone.
Una mentalità che lo ha portato a diventare una delle guide più esperte in Himalaya e della quale lo stesso Kami Rita aveva parlato qualche tempo fa alla BBC:
“Tratto ogni salita con la stessa attenzione della prima. Il mio lavoro consiste nel portare i clienti in cima, stabilire un record è secondario”.
Un lavoro che Kami Rita ha sempre eseguito con rispetto, conscio dei pericoli che l’Everest può riservare a ogni scalata:
“L’Everest non è mai facile. In basso si rischia per le valanghe, in alto la via è ripida e pericolosa. È pericoloso anche il modo in cui la montagna si trasforma. La seraccata sta diventando sempre più insidiosa, tra il Colle Sud e la cima affiora sempre più roccia e la via diventa più difficile. Tutti devono capire che anche lo sherpa più forte non può portar giù di peso un cliente e che gli elicotteri non arrivano fino in cima. L’Himalaya è diverso dalle Alpi! Se si è in dubbio, bisogna solamente scendere. Se si sopravvive, l’Everest sarà ancora lì e potremo tentare di nuovo”.