Situato nelle Alpi Bernesi, nella catena montuosa dell’Oberland, l’Eiger, con i suoi 3967 metri di altezza sul livello del mare, è una delle montagne più importanti, belle e amate delle Alpi, soprattutto grazie alla sua parete nord, considerata tra le più difficili da scalare. Insieme al Cervino e al Grandes Jorasses forma il trittico delle “vette migliori” delle Alpi. Dal 2001 l’area protetta dello Jungfrau-Aletsch, di cui fa parte l’Eiger, è stata inserita nella lista dei patrimoni mondiali dell’umanità dell’Unesco.
Le storie di alpinismo che coinvolgono questa montagna sono vere e proprio leggende che hanno inizio nella metà dell’Ottocento, mentre dagli anni Trenta del secolo scorso è stata la sua parete nord a incrementare la propria fama, soprattutto grazie a diversi progetti di alcuni alpinisti che hanno contribuito ad aprire nuove vie per raggiungere la vetta proprio su questo versante.
Il nome “Eiger” venne utilizzato per la prima volta nel 1252 (nella forma “Egere”) all’interno di un documento di compravendita di un terreno. L’origine di questo nome non ha una storia certa, ma ci sono tre teorie principali: La prima riguarda possibili origini alto-tedesche, dove prende spunto dalla parola Agiger o Aiger, ovvero il nome del primo uomo ad aver colonizzato la zona ai piedi della montagna. La seconda teoria guarda al termine latino acer, mediato in francese come aigu, che significherebbe “acuto, appuntito”. La terza e ultima ipotesi prende spunto dall’antica dicitura scritta di Heiger, forse nata dall’espressione dialettale “hej ger” (hej, alto, e ger, tipo di lancia usata dai popoli tedeschi) che significherebbe, letteralmente, “l’alta lancia”.
Il primo tentativo di salita dell’Eiger venne effettuato nel 1857 da parte di Christian Almer, Christian Kaufmann, Ulrich Kaufmann e Sigismund Porges. I quattro non riuscirono, però, a raggiungere la vetta. Porges sarà successivamente autore della seconda salita assoluta sull’Eiger, nel luglio del 1861.
Nel 1858 provò a compiere l’impresa Charles Barrington, in compagnia delle guide alpine Christian Almer e Peter Bohren. I tre salirono la montagna sul fianco occidentale alle 3.30 del mattino dell’11 luglio, poi risalirono rimanendo sul bordo della parete nord e, infine, raggiunsero la vetta della montagna, dove rimasero per una decina di minuti prima di iniziare la discesa. Sulla cima fissarono una bandiera, poi osservata dall’hotel di Kleine Scheidegg come prova dell’avvenuta conquista.
Si tratta di una salita realizzata senza troppi problemi che, con relativa semplicità, ha portato questi alpinisti fin sulla cima della montagna lungo un itinerario di cresta, oggi divenuto via normale.
Molto più complessa ed entusiasmante è stata la prima salita della parete nord, che ha richiesto diversi tentativi, molti dei quali conclusisi in tragedia. Negli anni Trenta del secolo scorso alcuni giovani alpinisti austriaci e tedeschi si misero alla prova sulla parete nord della montagna, ritenuta, fino a quel momento inviolabile. In quegli anni, visto il grande nazionalismo, l’alpinismo prese una piega più politica che sportiva, per questo motivo diventò mezzo di propaganda per la Germania nazista, motivo per il quale, soprattutto la storia dell’Eiger, assunse contorni di esaltazione nella nazione. La scalata sulla parete nord avvenne nel 1938 da parte di una cordata austro-tedesca composta da Andreas Heckmair, Ludwig Vörg, Fritz Kasparek ed Heinrich Harrer. Questa impresa divenne motto di propaganda per celebrare la riunificazione tra Germania e Austria appena avvenuta con l’Anschluss. I vincitori di questa sfida vennero quindi accolti a Berlino e salutati da Hitler come eroi.
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