In una giornata di gloria sul K2, la seconda montagna più alta del mondo, dieci coraggiosi alpinisti di nazionalità nepalese hanno raggiunto la vetta, compiendo un’incredibile impresa. Questo successo rappresenta una pietra miliare, poiché il K2 era l’unico ottomila mai conquistato d’inverno. l’impresa storica è stata compiuta il 16 gennaio 2021.
Sfidando temperature estreme di 50 gradi sotto zero e affrontando una salita ripida e pericolosa, i dieci alpinisti hanno raggiunto la vetta insieme, unendo le loro voci nell’inno nazionale del Nepal. L’emozione del momento è stata condivisa dal più noto del gruppo, Nirmal Purja, famoso per aver completato l’impresa di scalare tutti e 14 gli ottomila della Terra in poco più di sei mesi nel 2019.
Questa vittoria invernale rappresenta una rivincita per l’intero popolo nepalese, segnando la fine di un periodo difficile. Nel 2020, la pandemia aveva bloccato le spedizioni all’Everest, causando problemi economici e di occupazione per molte persone in Nepal, soprattutto per gli sherpa che assistono gli alpinisti nelle loro imprese e che hanno ora guadagnato un posto d’onore nella storia alpinistica. Questo gruppo di alpinisti nepalesi, prevalentemente Sherpa, ha trascorso gran parte delle loro vite nelle terre selvagge e pericolose delle vette himalayane. La maggior parte di loro ha scalato queste imponenti montagne non solo per la gloria personale, ma soprattutto per guadagnarsi da vivere e sostenere le proprie famiglie. Scalare le montagne più alte del mondo è per loro un mestiere, una professione che richiede abilità straordinarie e coraggio indomito.
Tuttavia, questa impresa non è sfuggita a qualche polemica. I dieci alpinisti nepalesi hanno utilizzato respiratori e bombole di ossigeno, un metodo che alcuni considerano non all’altezza degli standard moderni. Denis Urubko, alpinista kazako, ha dichiarato che l’uso delle bombole equivale al doping.
Alle spalle di questi eroici alpinisti, altri sono ancora impegnati sulla via normale del K2, dimostrando che questa montagna continua a sfidare e ispirare gli alpinisti di tutto il mondo. La conquista invernale del K2 rappresenta un trionfo non solo per gli alpinisti nepalesi ma per tutti coloro che sognano di superare limiti e conquistare le vette più alte del mondo.
Mingma Gyalje Sherpa, protagonista fin dal 2006, ha iniziato la sua carriera alpinistica con la vetta del Manaslu, intraprendendo poi numerosi successi, tra cui cinque scalate dell’Everest e due del K2. Gelje Sherpa, esperto nelle preparazioni delle spedizioni sull’Everest, ha affiancato Nirmal Purja nella sua straordinaria impresa.
Mingma David Sherpa, il più giovane del gruppo, ha stabilito il record di scalare Everest e K2 in soli 61 giorni nel 2018. Dawa Tenjing Sherpa, con 45 anni di esperienza, ha raggiunto quote stratosferiche ben 33 volte.
Kili Pemba Sherpa, con una carriera iniziata nel 2002, ha scalato sei Ottomila, inclusi nove Everest. Mingma Tenzi Sherpa, classe 1984, con nove Ottomila all’attivo, opera come guida dal 2007. Sona Sherpa, classe 1989, ha salito sette volte il Manaslu e quattro l’Everest. Dawa Temba Sherpa, il più giovane del gruppo, ha scalato diverse volte l’Everest e l’Ama Dablam.
Pem Chhri Sherpa, guida certificata NNMGA, ha concentrato gran parte del suo lavoro sull’Everest, la montagna che ha scalato per la prima volta nel 2005. Questo eclettico gruppo di alpinisti nepalesi ha unito le forze per raggiungere uno degli obiettivi più impervi e ambiti: la vetta del K2 in inverno. La loro storia collettiva è un’incredibile dimostrazione di coraggio, dedizione e spirito di squadra nell’affrontare le sfide estreme delle montagne più alte del mondo.
Nirmal Purja Magar, ex soldato della brigata Gurkha e membro dello Special Boat Service (SBS) britannico, ha compiuto un’impresa straordinaria scalando le 14 vette più alte del mondo in soli 6 mesi. Questa straordinaria conquista è stata resa possibile grazie al suo progetto ambizioso denominato “Project Possible”.
Nato in Nepal, Nims ha trascorso 16 anni nell’esercito britannico, distinguendosi prima nei Gurkha e successivamente nelle forze speciali SBS. La sua formazione militare gli ha fornito una mentalità resiliente e una capacità di prendere decisioni cruciali, elementi che si sono rivelati fondamentali nella sua transizione da soldato ad alpinista. Il progetto di Nims, “Project Possible”, ha catturato l’attenzione grazie alla sua audacia: scalare tutte le vette di oltre 8.000 metri in soli sette mesi. La transizione di Nims da soldato a alpinista professionista è stata caratterizzata da una scelta coraggiosa: sacrificare la pensione militare e abbandonare il lavoro sicuro per perseguire la sua passione. Ha raccolto fondi scrivendo email a tutti coloro che conosceva, riuscendo a ottenere il supporto finanziario necessario per affrontare la sfida. La sua determinazione è stata messa alla prova quando uno sponsor si è ritirato, ma Nims ha continuato a cercare alternative, dimostrando un impegno straordinario nel realizzare il suo progetto.
Questa sfida è iniziata con la scalata di sei delle montagne più pericolose nel giro di un mese: Annapurna, Dhaulagiri, Kanchenjunga, Everest, Lhotse e Makalu. Un traguardo straordinario che ha richiesto resistenza, abilità alpinistiche e una dose significativa di astuzia. Il suo stile di scalata si discosta dalla tradizione degli alpinisti classici, accettando comodità moderne come l’uso di bombole di ossigeno e condividendo il suo viaggio in modo aperto sui social media. Questa scelta ha suscitato dibattiti sulla natura dell’alpinismo contemporaneo, ma ha anche attirato un vasto seguito di ammiratori, specialmente tra gli alpinisti asiatici.
In un’intervista a National Geographic, Nims ha sottolineato la difficoltà aggiuntiva causata dai salvataggi non pianificati. Su Annapurna, ha vissuto l’emozione di una missione di soccorso imprevista, dimostrando coraggio e dedizione nei confronti dei suoi compagni alpinisti. Nirmal Purja Magar ha dimostrato che con resistenza, determinazione e una mentalità positiva, è possibile realizzare progetti epici che sfidano i limiti umani e definiscono nuovi standard nell’alpinismo mondiale. Il suo impatto sulla comunità alpinistica e il suo contributo al mondo dell’avventura rimarranno sicuramente un’ispirazione per le generazioni future.
L’epica conquista della vetta del K2 in inverno da parte di questi coraggiosi alpinisti nepalesi rappresenta non solo un trionfo individuale, ma anche un risultato straordinario per l’intera comunità alpinistica e per il Nepal. La loro storia è intrisa di sacrifici, determinazione e spirito di squadra, dimostrando che le montagne più alte del mondo possono essere domate anche nelle condizioni più estreme.
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