Alpinismo

Nives Meroi, la storia di una delle più grandi alpiniste italiane di sempre

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Federico Liberi

Una delle donne alpiniste più ammirate e conosciute al mondo è l’italiana Nives Meroi, Una delle più forti al mondo in questa disciplina, la seconda donna della terra ad aver scalato tutti i quattordici ottomila senza l’uso di ossigeno né portatori d’alta quota. La prima ad aver conquistato di fila i tre Ottomila (Gasherbrum I, Gasherbrum II e Broad Peak), la prima alpinista italiana ad arrivare in vetta al Nanga Parbat e al K2.

La vita e le imprese di Nives Meroi

Nata a Bonate sotto il 17 settembre 1961, Nives Meroi, cresce in una famiglia decisamente “lontana” dagli sport di montagna. Una volta trasferita a Tarvisio con, appunto, la famiglia, inizia, come tutti i giovani dell’epoca, a fare sci in inverno e atletica in estate, entrando, quindi, per la prima volta a contatto con le montagne. Durante il periodo scolastico usa il fine settimana per andare in montagna, ed è proprio su quelle montagne del Friuli, decisamente difficili come le più note Dolomiti, ma meno frequentate e per questo meno attrezzate, che nasce in lei il desiderio di sperimentare e vivere a contatto con le vette.

Immagine | Instagram @montagna.tv

Le Alpi Giulie costituiscono una scuola di formazione dura e severa, che insegna a praticare un alpinismo esplorativo in cui è necessario cercare da soli la via, consapevoli dei propri mezzi e delle proprie capacità. Questa formazione forgerà fortemente il suo carattere, il quale emergerà in modo netto durante tutte le esplorazioni successive.

In quell’epoca incontra Romano Benet, che diventerà suo compagno fisso di cordata e di vita, con cui inizierà a realizzare un modo di scalare improntato alla ricerca. Nel 1989 si sposano e, come viaggio di nozze, compiono una spedizione in Sudamerica, sulla Cordigliera bianca. Dopodiché iniziano le spedizioni himalayane tentando, nel 1994, di aprire una variante alla via dei Giapponesi sul versante nord-ovest del K2. Il viaggio, però, si interruppe a 8450 m poiché, arrivati sopra a uno sperone, che credevano collegato alla vetta, si accorsero che invece era presente un burrone.

Nel 1995, Nives e Romano realizzano una nuova via sulla parete nord del Bhagirathi II, 6450 m scendendo, sempre lungo una via nuova, sulla parete sud.

Nel 1998 raggiungono la vetta del Nanga Parbat, 8125 m in sole nove ore dall’ultimo campo, riuscendo in un’impresa tecnicamente difficilissima.

Nel 1999 è la volta della cima dello Shisha Pangma, 8046 m e, solo dieci giorni dopo, quella del Cho Oyu, 8202 m.

Nel 2003 riescono a compiere 3 imprese eccezionali: la salita in successione, di Gasherbrum II, 8035 m, Gasherbrum I, 8068 m e Broad Peak, 8047 m, il tutto in venti giorni, un tempo da record: mai nessuna donna aveva realizzato una simile impresa.

Nel 2006 i due riescono anche a scalare il K2 e i suoi 8611 metri.

Il 17 maggio 2007 è la volta dell’Everest, la decima vetta sopra gli 8000 di Nives Meroi.

Nel 2008, in autunno, Nives e Romano raggiungono la cima del Manaslu, a 8163 m, dopo solo tredici giorni dal loro arrivo al campo base.

Nel 2009, però, il marito inizia ad aver alcuni problemi di salute e i due si fermano per qualche tempo.

Poi, dopo la quindicesima vetta, quella della vita, come lei stessa la chiamerà, il cammino himalayano riprende e nel 2014 riescono ad arrivare in vetta agli 8586 metri del Kangchenjunga. Nel 2016 arriva il Makalu. Infine, nel 2017 arrivano in cima dell’Annapurna, un’impresa con la quale Nives completerà tutte le 14 cime degli 8000.

Federico Liberi

Sono laureando in Psicologia dei processi sociali all’Università di Roma “La Sapienza”. La mia più grande passione insieme alla scrittura è il calcio, ma mi piace rimanere informato sullo sport a 360 gradi oltre che sull’attualità e la politica. Nel 2020 è stato pubblicato su Amazon un mio saggio sulla Programmazione Neuro-Linguistica

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