In questi giorni vi sarete per certo accorti di quanto le ore di luce stiano diminuendo. Sempre di più. L’estate cosiddetta “meteorologica” è di fatto già terminata, per convenzione il 31 agosto. Quella astronomica, che conosciamo meglio in quanto scandita dai solstizi ed equinozi (le cui date tendiamo a imparare a memoria fin da piccoli, salvo poi scoprire che non siano effettivamente fisse), terminerà per convenzione sabato 23 settembre. Ma anche se all’autunno astronomico manca di fatto ancora qualche settimana, il cambio di stagione è nettamente percepibile. Ce ne rendiamo conto soprattutto in montagna, dove è necessario porsi nell’ottica di programmare le escursioni, in termini di orari e itinerari, tenendo conto dell’ora del tramonto. Nulla vieta di attardarsi, ma in questo caso è necessario essere pronti all’oscurità. Un tool essenziale in tal senso è la lampada frontale.
La lampada frontale è uno strumento di estrema utilità in montagna, così leggero e poco ingombrante che sarebbe bene averlo sempre nello zaino. Indipendentemente dalle stagioni e dalla lunghezza e durata prevista per le escursioni (per comprendere la ragione vi consigliamo di leggere l’articolo nella sua interezza). Si tratta, come dice il nome stesso, di un accessorio che, ancorato a livello della fronte mediante una fascia elastica – in testa o su un casco a seconda della tipologia di attività svolta – consente di illuminare un ambiente buio, mantenendo le mani libere, a differenza di una torcia.
“Lampada frontale” rappresenta il nome identificativo di una ampia categoria di strumenti, dotati di differenti caratteristiche ma con uno scopo condiviso: aiutarci nell’orientamento in condizioni di scarsa o assente luminosità, illuminando il nostro percorso. Provando a fare shopping online è facile accorgersi di quante tipologie di frontali esistano in commercio. E anche la forbice del loro costo è molto ampia. Orientarsi nell’acquisto non è estremamente semplice.
La domanda essenziale, da porsi in fase di ricerca di una nuova lampada frontale, è “a cosa mi servirà?”. Il loro utilizzo spazia infatti dall’escursionismo, alpinismo e arrampicata in notturna alla esplorazione di ambienti ipogei (dove l’oscurità è presente anche nelle ore diurne), dalla corsa o mountain bike dopo il tramonto al campeggio. In base all’utilizzo che si intende farne è bene puntare su lampade dotate di particolari caratteristiche. Pur essendo ormai tutte basate su tecnologia LED, si differenziano infatti per una serie di proprietà, che ora andremo ad analizzare.
Dunque, per non pentirci del nostro acquisto, è bene non puntare esclusivamente sulla convenienza economica, ma effettuare una delicata valutazione dei costi e benefici. Concentrandoci ad esempio sul trekking, il consiglio è identificare modelli leggeri, che assicurino una potenza massima superiore ai 200 lumen, possibilmente modulabili così da risparmiare sulla batteria, dotati di un fascio ristretto e profondo.
La lampada frontale è essenziale per illuminare il nostro itinerario, può essere utile per segnalare la nostra presenza e inoltre può servire per inviare richieste di soccorso nel buio. Per dettagliarvi quale sia la procedura da seguire, prendiamo in prestito questa descrizione fornita dal Soccorso Alpino e Speleologico.
“Esiste un sistema di richiesta di aiuto con segnali luminosi (come vocali o con il fischietto), viene definito ‘segnale di soccorso alpino’ e venne ideato nel 1894 da Clinton Thomas Dent. Consiste in una serie di 6 flash luminosi– o grida o fischi – emessi in un minuto – un flash/fischio ogni 10 secondi – e deve essere ripetuto alternando ad una attesa di un minuto la successiva serie”, si legge nel post del CNSAS.
L’osservatore che abbia captato il segnale, deve far comprendere a chi sia in difficoltà di aver ricevuto il messaggio. Come? Indirizzando “3 flash al minuto (con la luce del cellulare, se non si ha una pila). Quindi un segnale ogni 20 secondi, attendendo un minuto tra una serie e l’altra.”
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