Avere tutta l’attrezzatura necessaria quando si decide di organizzare un’escursione in montagna è fondamentale, tanto più nel caso in cui si scelga di confrontarsi con una disciplina specializzata e che richiede un certo livello d’esperienza, ma anche “gli strumenti del mestiere” più adatti.
Uno di questi è sicuramente la piccozza, attrezzo tecnico che non può assolutamente mai mancare nello zaino di qualsiasi escursionista che decida di scalare la parete rocciosa di una montagna o di arrampicarsi su ghiaccio e neve.
Esperienze diverse e che richiedono l’utilizzo di piccozze differenti.
Vediamo, allora, come scegliere quella più adatta in base alla propria necessità e al tracciato che si andrà ad affrontare.
Dimensione e forma
Uno dei simboli per eccellenza dell’alpinismo, la piccozza è uno strumento che nel corso degli anni ha subito molti cambiamenti, diventando sempre più un attrezzo tecnico altamente specialistico.
In principio, tutte le piccozze utilizzate dai primi alpinisti avevano la stessa forma ed erano costruite utilizzando il legno come materia.
Oggigiorno, di piccozze ne esistono, invece, di vari tipi, con due macro-gruppi utilizzati solitamente per distinguere la versione classica da quella tecnica.
La prima è una piccozza che nella sua struttura presenta quattro elementi, quali paletta, becca, manico e puntale.
La seconda vede, invece, l’aggiunta del martello, oltre che la presenza di un’impugnatura ergonomica e di un eventuale appoggio aggiuntivo.
Ciò che cambia poco è la forma di partenza, mentre a variare in base all’utilizzo sono le dimensioni.
La lunghezza della piccozza muta, infatti, in relazione al terreno sul quale verrà usata, oltre che all’altezza della persona che la utilizzerà e alla lunghezza del suo braccio.
Per esempio, per misurare una piccozza da alpinismo classico, bisogna prenderla dalla parte della becca e vedere se, tenendo il braccio steso lungo il fianco in posizione eretta, la punta arriva al tallone.
Quando si parla di piccozze, la lunghezza da misurare è, infatti, sempre quella del manico, ovvero della parte centrale compresa tra la becca e il puntale (ecco spiegato perché è necessario compiere l’azione sopra descritta, ndr).
È così che si arriva a distinguere tre tipi differenti di piccozze.
La prima è la piccozza corta, un modello tecnico e compatto, in grado di occupare poco spazio nello zaino e leggera da trasportare. Solitamente questo tipo di piccozza viene realizzata con una forma incurvata, così da facilitarne adattamento e utilizzo nell’arrampicata su ghiaccio.
La seconda è la piccozza media, la quale è generalmente lunga tra i 55 cm e i 65 cm e che viene maggiormente utilizzata nello scialpinismo o nelle escursioni su neve e ghiaccio (può essere utile anche a scalare pareti quasi verticali, come le cascate di ghiaccio, ndr).
La terza è la piccozza lunga, le cui dimensioni variano dai 70 cm ai 75 cm. Essa è consigliata soprattutto a chi vuole effettuare un’escursione su neve, su pendenze non eccessivamente ripide, o quando si vogliono attraversare dei ghiacciai. Questa piccozza riesce, infatti, a essere utilizzata come appoggio sulla neve, viste anche le sue ingombranti dimensioni.
Passando alla forma, quella del manico può essere dritta o incurvata, in base alla destinazione d’uso.
Nell’alpinismo classico, per esempio, è indispensabile utilizzare una piccozza dal manico dritto, perfetta per escursioni di livello non troppo complesso. Essa riesce, infatti, a mantenere in bilico l’escursionista che la utilizza durante una salita, fungendo anche da sostegno in caso di arresto.
Nello scialpinismo, invece, la piccozza migliore è quella dotata di un manico leggermente incurvato. La stessa usata anche nell’alpinismo tecnico e nelle salite sulla neve.
Essa riesce, infatti, a trazionare bene sul ghiaccio, con il manico incurvato che permette a questo tipo di piccozza di adattarsi a molte condizioni diverse, dal momento che consente di spostare l’impugnatura in punti differenti del manico.
Le piccozze dotate di un manico parecchio incurvato sono, invece, le piccozze tecniche, utilissime per salire su cascate su ghiaccio o nel dry-tooling (scalare una parete di roccia con attrezzatura da ghiaccio, ndr).
In questi casi, la piccozza può presentare anche delle integrazioni con dei pesi ed essere utilizzata anche come martello, così da poter dare una spinta all’escursionista.
Detto di questi parametri, altra componente da osservare con attenzione è la becca, la quale deve presentare un certo livello di incurvatura.
Più la becca della piccozza è pronunciata, maggiore sarà il livello tecnico del modello, mentre una becca angolata permetterà di tagliare più facilmente il ghiaccio (il quale oppone meno resistenza, ndr).
Ecco perché gli esperti consigliano sempre di acquistare una piccozza con becca incurvata nel caso in cui si vogliano effettuare delle arrampicate sul ghiaccio, mentre quelle con incurvatura media (o dentellate, ndr) sono perfette per l’alpinismo.
La scelta dei materiali
Se un tempo tutte le piccozze erano praticamente fatte in legno, oggi esse vengono fabbricate usando l’alluminio, l’acciaio e il carbonio.
Quest’ultime sono senza ombra di dubbio le più leggere e resistenti, sebbene esse siano anche molto costose.
Quella in acciaio sono, invece, abbastanza pesanti. Caratteristica che potrebbe facilitare, però, il suo inserimento in una superficie dura (ogni piccozza ha i suoi pro e contro, ndr).
Quella in alluminio, è molto leggera ed è indicata specificatamente per l’escursionismo invernale o per eseguire una traversata, mentre non è adatta per essere usata in attività più tecniche e verticali.
Gli accessori utili
Così come tutte le componenti che formano il corpo di una piccozza, a essere ugualmente fondamentali sono gli accessori che vengono acquistati per integrare le funzionalità proprie di questo attrezzo.
Tra gli accessori rientra la punta, necessaria se si volesse praticare escursionismo.
Essa porterà la piccozza a pesare sicuramente di più, motivo per cui il suo utilizzo è consigliato soltanto nei casi di reale necessità.
Anche la paletta è un accessorio che può integrare la piccozza, con la funzione di intagliare dei gradini nel ghiaccio oppure di scavare punti di sosta sulla neve.
La paletta è particolarmente consigliata per il trekking, così come per camminate sulla neve e compiere un’attività come l’alpinismo invernale.
Il martello risulta utile, invece, nel caso in cui si debbano piantare dei chiodi nel ghiaccio.
Una comodità è che molti modelli presentano delle teste intercambiabili, motivo per cui si consiglia spesso di tenere due versioni della stessa piccozza: una con il martello e una con la paletta.
C’è di più. Le piccozze che presentano solo la lama sono ideali per arrampicare sul ghiaccio e per il dry-tooling.
Si infilano più facilmente nel ghiaccio e solitamente sono in possesso anche di una dentatura nella parte superiore della lama, così da facilitarne l’andamento su percorsi di misto.
Essenziale, come accessorio, può essere anche il logde, strumento che serve a non perdere la piccozza durante l’arrampica.
Una fettuccia in dotazione permette, infatti, di legare la piccozza al braccio dell’escursionista, mentre alcuni modelli più tecnici hanno anche la presenza di un foro sul manico e sulla punta, così da legare l’attrezzo all’imbrago.