Una semplice moneta da 500 lire può valere tantissimo: qual è il modello e cosa bisogna sapere. Tutti i dettagli.
Il valore delle vecchie lire è importante e per questo il mercato dei collezionisti risulta in continuo fermento. Alcune monete possono valere una fortuna, altre veramente poco, molto dipende infatti da tutta una serie di fattori.
Le eccezioni non mancano di certo, specialmente quando si ha a che fare con potenziali tesoretti da custodire o vendere (a seconda delle esigenze). Esistono casi in cui anche un errore di conio può essere fonte di importante e cospicuo guadagno.
Monete da 500 lire che valgono tanto: quali sono
In altri casi, invece, si tratta delle cosiddette moneta di prova, cosa ben diversa dalla versione messa in circolazione. Proprio come nel caso delle 500 lire Caravelle, datate 1957, che riguardano nello specifico la versione di prova. Si tratta di una moneta che potrebbe avere un valore davvero elevato, ma molto dipende però anche dallo stato di conservazione.
Cosa bisogna fare allora per distinguere le vecchie lire che valgono tanto da quelle che non hanno alcun valore? É bene sapere che alcune monete possono valere addirittura migliaia di euro. Entrando nel dettaglio, dal 1957 al 2001, la Zecca di Stato ha prodotto tre serie di monete d’argento da 500 lire: centenario Unità d’Italia (durante il biennio 1962-1963), Caravelle (1957) e quelle dedicate a Dante Alighieri (1965).
Proprio la versione del 1957 è stata coniata come una versione di prova e allo stesso tempo omaggio per alcune personalità importanti, anche del mondo parlamentare. Poco più di mille esemplari, mai messi in circolazione, poi la scoperta della Guardia di Finanza: erano 2.200 gli esemplari coniati e non 1.004. Ci sono diverse caratteristiche che rendono unica e appetibile questa moneta, da qui la catalogazione “rarissima”.
Ma quali sono le condizioni alle quali la moneta deve rispondere? Ogni moneta da collezione ha un valore di acquisto e anche di vendita che varia a seconda dello stato di conservazione, nonché dell’usura. Generalmente esistono però sei gradi:
- Discreta (catalogato come D) per monete le cui figure non sono riconoscibili;
- Bella (indicata con la lettera B) per monete diventate lisce a causa dell’usura e quindi poco leggibili a causa della forte circolazione;
- Molto bella (MB) per le monete che presentano tracce importanti di usura, ma con rilievi ancora definiti;
- Bellissima (BB) per le monete con tracce di circolazione ma ancora definite nel loro insieme;
- Splendida (SPL) riferite a monete con poca usura, rilievi nitidi e dettagliati;
- Fior di conio (FDC) per monete che non hanno alcun segno di circolazione e hanno la brillantezza originale: questo è il massimo grado di conservazione.
La moneta da 500 lire, in condizione di “fior di conio“, può valere anche 12mila euro, 7.500 euro nel caso di moneta valutata come “splendida“. In caso di “bellissima” il valore si aggira intorno ai 5mila euro. E le altre? Poche decine di euro e quindi un valore nettamente inferiore rispetto a quelle con un miglior stato di conservazione.