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Alla scoperta delle Montagne Gamburtsev, le “Alpi” dell’Antartide

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Federico Liberi

Sotto la coltre di ghiaccio dell’Antartide, non solo emergono piramidi con geometrie così perfette da suscitare teorie sugli alieni e civiltà tecnologicamente avanzate del passato, ma si nascondono anche vette fantasma. Fino al 2011, i Monti Gamburtsev costituivano un autentico enigma per la comunità geologica.

Il mistero (quasi risolto) delle Montagne Gamburtsev, le vette fantasma dell’Antartide

Non sono in molti a conoscere le Montagne Gamburtsev, probabilmente perché interamente sommerse dal ghiaccio. Eppure, si tratta di una catena estesa quanto le nostre Alpi, con cime che sfiorano i 3000 metri.

Sotto alle calotte antartiche si nascondono numerose catene montuose che in molti casi bucano il ghiaccio, mostrando le cime più alte. Basti pensare alle Montagne Transantartiche che attraversano il continente, oppure al massiccio del Monte Vinson, la cui cima è il punto più alto dell’Antartide (4892 metri).

Immagine | Pixabay @designbase – Gentechevainmontagna.it

Le Montagne Gamburtsev sono una catena montuosa sub-glaciale, ovvero situata interamente sotto la calotta glaciale antartica orientale. La loro scoperta risale al 1958, quando gli scienziati della Terza Spedizione Antartica Sovietica le individuarono attraverso proiezioni sismiche, metodologie geofisiche basate sull’analisi della propagazione delle onde sismiche. Il team russo decise di dedicare queste “montagne fantasma” al geofisico russo Grigory Aleksandrovich Gamburtsev.

Situate sotto il duomo glaciale più elevato dell’Antartide Orientale, Dome Argus (o Dome A), sono uniche tra le catene montuose antartiche per essere interamente sepolte dal ghiaccio. Il plateau antartico, apparentemente pianeggiante, presenta in realtà pendenze dolci che si innalzano verso l’interno del continente, culminando in imponenti duomi glaciali. A Dome A, la superficie glaciale raggiunge i 4093 metri, e proprio sotto questo duomo si estendono le enigmatiche Montagne Gamburtsev. Con picchi che mediamente sfiorano i 2500 metri, lo spessore di ghiaccio che le ricopre si attesta a circa 1500 metri.

Non costituiscono l’unico sistema montuoso dell’Antartide, ma sono l’unico che sia interamente sommerso dai ghiacci. Estendendosi per 3 chilometri, con picchi che raggiungono i 2500 metri (immersi in circa 1500 metri di ghiaccio), presenta una topografia “giovane” che ricorda quella delle Alpi, un elemento apparentemente incongruente in una regione geologicamente antica. A lungo gli studiosi hanno cercato di capirne l’origine, escludendo l’ipotesi vulcanica.

Il dilemma è stato risolto grazie a uno studio del 2011 condotto da un team di ricercatori del British Antarctic Survey e pubblicato sulla rivista Nature con il titolo “East Antarctic rifting triggers uplift of the Gamburtsev Mountains”. In questo articolo, la storia dei Monti Gamburtsev viene descritta come un “paradosso” decennale, un “puzzle” da risolvere. Esaminiamo insieme la soluzione raggiunta dagli scienziati.

Mediante ripetuti sorvoli dell’area con un bimotore equipaggiato con strumentazioni radar, gravimetri e magnetometri, i ricercatori del British Antartic Survey sono stati in grado di raccogliere dati tali da descrivere la topografia della crosta terrestre al di sotto della calotta e la morfologia del rilievo, ipotizzando i meccanismi che hanno portato alla formazione della giovane catena montuosa.

Dall’analisi dei dati i ricercatori sono riusciti a ricostruire un sistema di rift, dunque di spaccature, esteso per circa 3000 km, che si estende dall’Antartide orientale verso l’India, attraversando l’Oceano. Sistema che ricorda quello dell’Africa orientale. E una spessa radice crostale al di sotto della catena, che gli scienziati ipotizzano si sia formata nel Proterozoico (2.500 – 541 milioni di anni fa).

Il meccanismo di formazione delle Montagne Gamburtsev è stato spiegato nel dettaglio e con una certa semplicità dalla National Science Foundation:Due miliardi di anni fa, prima che gli animali e le piante evolvessero sulla Terra, alcuni continenti (o micro-continenti) andarono in rotta di collisione, promuovendo la formazione di una catena montuosa e una spessa radice crostale. Mentre la catena montuosa fu sottoposta a erosione e scomparve, la radice si preservò. Nel corso del tempo, una serie di eventi tettonici hanno portato al ‘ringiovanimento’ della radice e la formazione di rift ha favorito ulteriori innalzamenti, tali da portare al riformarsi di una nuova catena montuosa, poi preservata dalla calotta glaciale”.

Nonostante ciò, l’aspetto alpino dei rilievi Gamburtsev non può essere completamente spiegato. Le analisi morfologiche hanno rivelato valli tra massicci imponenti, suggerendo un processo di modellazione del paesaggio principalmente attraverso erosione glaciale e fluviale.

Focalizzandoci sui fiumi, dobbiamo allontanare l’immagine di un continente antartico permanentemente ghiacciato, poiché in un remoto passato era privo di ghiacci. Nonostante la loro giovinezza apparente, le “montagne fantasma” nella parte orientale della calotta si sono formate prima dell’inizio della glaciazione, la quale è datata a circa 34 milioni di anni fa. Quindi, stimiamo un’età per i Gamburtsev di almeno 40-50 milioni di anni.

In sintesi, la genesi della catena comprende l’innalzamento di vette inizialmente prive di ghiacci, seguito dalla formazione di ghiacciai sulle cime più elevate. Successivamente, i ghiacci scendono nelle valli, portando alla formazione di calotte locali che, con il tempo, si fondono, generando una copertura glaciale che si è accumulata fino a superare gli 1 km di spessore, come osservato nei Gamburtsev.

La quota attuale dei picchi, senza considerare la copertura della calotta (intorno ai 2500 metri), è inferiore rispetto all’altitudine originaria della catena, che raggiungeva anche i 4000 metri. Questa riduzione è attribuibile al fenomeno della isostasia: il peso della calotta antartica causa un progressivo sprofondamento della crosta. Di conseguenza, sotto il carico dei ghiacci, la catena si è “abbassata” rispetto al suo livello precedente.

Recentemente, c’è un rinnovato interesse per i Monti Gamburtsev da parte degli scienziati. I paleoclimatologi stanno cercando nuovi siti per perforare carote di ghiaccio, con Dome A che si presenta come una prospettiva promettente. Parallelamente, l’attenzione si concentra sullo studio delle calotte polari per comprendere la loro vulnerabilità ai cambiamenti climatici.

È affascinante esplorare il passato quando l’Antartide non era coperta dai ghiacci. Gli scienziati sono particolarmente interessati a capire come si sia formata e sviluppata la Calotta Orientale, con i modelli climatici che indicano un ruolo significativo per le Montagne Gamburtsev. Nonostante la loro modesta altitudine (2500-2700 metri), sono la catena più interna dell’Antartide, caratterizzata dalle temperature più fredde.

All’inizio, i ghiacciai sulle Montagne Gamburtsev avevano una forte somiglianza con quelli alpini, ma una volta che essi hanno iniziato a coprire i versanti montuosi, la loro espansione è diventata inarrestabile. In pochi milioni di anni, quegli stessi ghiacciai hanno inglobato l’intero continente e, tra le altre cose, l’intera catena montuosa della Gamburtsev.

Federico Liberi

Sono laureando in Psicologia dei processi sociali all’Università di Roma “La Sapienza”. La mia più grande passione insieme alla scrittura è il calcio, ma mi piace rimanere informato sullo sport a 360 gradi oltre che sull’attualità e la politica. Nel 2020 è stato pubblicato su Amazon un mio saggio sulla Programmazione Neuro-Linguistica

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