La magnificenza della natura, il senso di libertà, il desiderio di salire sempre più in alto e di lasciarsi cullare dalla bellezza del creato. Sono tutti buoni motivi per amare la montagna.
Caratteristiche che catturano il cuore sia dell’amatore alle prime armi che della guida alpina più esperta.
La montagna è un luogo di cultura, relax, avventura, scoperta e per molti anche di lavoro.
Oggi, in questo approfondimento, ci soffermiamo proprio su questo ultimo punto, cercando di capire meglio quale percorso sia necessario seguire in Italia per diventare una guida alpina.
Cosa fa una guida alpina e perché è una figura così importante?
La guida alpina è un professionista della montagna, una persona che conosce bene le caratteristiche e i rischi propri del luogo in cui opera.
Il suo alto livello di specializzazione gli permette di accompagnare altre persone sui sentieri di montagna, nel corso di escursioni di diversa tipologia e livello di difficoltà.
La guida alpina è l’esperto che sa mettere in guardia sui pericoli che si corrono in una determinata area montana, ma anche quello che insegna le tecniche più corrette da utilizzare una volta in altura e come comportarsi nelle diverse situazioni ambientali con le quali si è chiamati a confrontarsi.
In Italia, la legge (l.q. 6/1989 e l. 81/1991, ndr) distingue i professionisti della montagna in cinque categorie diverse, ognuna delle quali ha proprie competenze e differenti ambiti nei quali poter operare.
Esse sono: la guida alpina, l’aspirante guida alpina, l’accompagnatore di media montagna, la guida vulcanologica e il maestro di sci.
Per quanto riguarda la guida alpina, da un punto di vista normativo, questa figura professionale è stata riconosciuta ufficialmente soltanto nel 1989 nel Belpaese, ma tale professione affonda le proprie radici in un passato ben più lontano.
Non è raro, infatti, ritrovare testimonianze circa l’esistenza di alcuni accompagnatori di montagna già nel Medioevo, epoca in cui operavano i cosiddetti “marrons”, professionisti che è possibile considerare come i predecessori delle guide alpine che conosciamo oggi.
Il loro ruolo era quello di scortare i pellegrini attraverso i valichi alpini, facilitando così il loro passaggio e rendendolo più sicuro.
Nel XIX secolo l’escursionismo si è, poi, sviluppato sempre di più ed è riuscito ad attrarre sempre più persone provenienti dall’alta borghesia.
È così che nel 1800 hanno iniziato a nascere le associazioni di guide alpine, di cui, tra le prime, si ricordano la Compagnie des guide de Chamonix del 1821 e la Società Guide Alpine Courmayeur del 1850.
Realtà alle quali negli anni se ne sono aggiunte sempre di nuove, tanto che oggi è possibile trovare numerose associazioni nazionali di guide alpine in ogni Stato.
La maggior parte di esse rientra nell’Union International des Associations de Guides de Montagnes (la UIAGM, ndr), ovvero nella federazione internazionale delle guide alpine, il cui compito è quello di uniformare i diversi regolamenti esistenti in ogni Paese e facilitare la cooperazione tra le guide di Nazioni diverse.
Come specializzarsi?
La figura della guida alpina, come avrete ormai capito, è fondamentale in montagna.
Essa permette, infatti, a chiunque di poter apprendere le tecniche più appropriate per potersi muovere in sicurezza e potersi godere al meglio l’esperienza in quota.
Una guida alpina deve sapere educare le persone sul come comportarsi in montagna, nel rispetto della natura e degli altri individui.
Non solo. Una guida alpina deve conoscere a livello operativo sia il settore dell’alpinismo che quello dell’arrampicata e dello scialpinismo, potendo così accompagnare altre persone in escursioni che riguardano tali campi.
Condurre della gente, più o meno esperta, su sentieri di roccia, neve o ghiaccio è una delle attività principali per una guida alpina, così come anche lo scalare pareti rocciose o ghiacciate o scortare altre persone in ambienti montani innevati.
Per fare ciò, ogni guida alpina deve conoscere quale equipaggiamento utilizzare in ogni situazione e come operare all’atto pratico.
Un insieme di conoscenze che è possibile apprendere attraverso dei veri e propri corsi di formazione.
Essi, come riportato direttamente sul sito ufficiale del Collegio Nazionale delle Guide Alpine Italiane, vengono organizzati periodicamente nei poli formativi della Valle d’Aosta, dell’Alto Adige, del Trentino, della Lombardia e in quello Interregionale (Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna, Veneto, Abruzzo e Marche, ndr).
È presso questi poli che bisogna recarsi per usufruire dei contenuti minimi della formazione stabiliti direttamente dalla piattaforma elaborata dal Collegio Nazionale delle Guide Alpine Italiane, organo che garantisce l’uniformità dei contenuti e delle modalità della formazione sull’intero territorio dell’Italia.
Per diventare una guida alpina bisogna, quindi, intraprendere un iter che richiede, per prima cosa, il superamento di una prova di selezione, la cui utilità è quella di appurare quali siano le reali competenze alpinistiche del candidato.
Successivamente, è possibile accedere al corso previsto per le aspiranti guide alpine.
Superato con successo questo corso e conseguita tale specializzazione, l’ultimo grado di formazione prevede il “passaggio guida”, indispensabile per poter ottenere la qualifica finale di guida alpina in Italia.
Per diventare una guida alpina nel Belpaese è, quindi, necessario superare delle prove sia teoriche che pratiche, dimostrando di aver appreso le conoscenze e le tecniche necessarie per poter operare in sicurezza in montagna e, cosa più importante, per poter accompagnare anche altre persone.
Già dalla prova di ammissione, è necessario rispettare alcuni requisiti fondamentali, come l’essere cittadini italiani o di un altro Paese dell’Unione Europea, essere maggiorenni, in possesso di un diploma di scuola superiore e in uno stato idoneo certificato di salute.
E ancora, non aver riportato alcuna condanna penale che comporti l’interdizione dall’esercizio della professione (salvo riabilitazione, ndr) e l’aver svolto attività alpinistica negli ultimi cinque anni (essa deve essere redatta tramite la dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà, secondo l’articolo n. 47 del D.P.R. del 28 dicembre 2000 n. 445, ndr).
La prova di selezione comprende poi un esame scritto e uno pratico, accompagnati da un colloquio orale.
Tra le prove pratiche rientrano: un esame di arrampicata sportiva, di arrampicata classica, una prova di misto e una di scialpinismo.
Per quanto riguarda le tempistiche, invece, dopo aver seguito il corso di formazione (di almeno 25 giorni, ndr) e aver conseguito il titolo di aspirante guida alpina, è necessario esercitare tale professione per almeno due anni prima di poter sostenere l’esame di abilitazione per diventare una guida alpina in Italia.