Chi pratica il trekking, l’arrampicata o altre attività legate alla montagna si sarà chiesto almeno una volta come comportarsi in una situazione di emergenza. D’altronde è un dubbio spontaneo quando ci si reca in luoghi lontani dai centri abitati, dov’è piuttosto raro imbattersi in altre persone. Finché si è assieme a un gruppo ci si sente relativamente tranquilli, ma la musica cambia quando si inizia ad affrontare alcune imprese da soli, magari dopo aver maturato una certa esperienza. Ecco quali sono alcuni accorgimenti che si possono prendere per affrontare in modo efficace delle situazioni potenzialmente pericolose.
Quando ci si trova in una situazione pericolosa in montagna (come un malore, un incidente o un infortunio) e si ha un cellulare a disposizione, bisogna mettersi in contatto appena possibile con il 112, il Numero Unico di Emergenza e richiedere l’intervento del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS). È necessario fornire all’operatore una serie di risposte a delle domande che possono aiutare i soccorsi a capire meglio come intervenire. Innanzitutto bisogna specificare da dove si sta chiamando (fornendo la località esatta o, se sconosciuta, dei punti di riferimento utili) e lasciare il proprio numero di telefono, così da poter essere richiamati nel caso in cui la linea dovesse cadere.
Poi, se possibile, bisogna comunicare la propria posizione, basandosi su un GPS e/o un altimetro, spiegare cosa si riesce a vedere dall’alto (un bosco o un rifugio, per esempio) e qual è la natura dell’incidente, chiarendo cos’è successo, quando e quante persone sono rimaste coinvolte. È necessario anche fornire le proprie generalità, l’esatta posizione del ferito (seduto, disteso supino, prono ecc.) e le sue condizioni. In quest’ultimo caso è bene riferire tutte le condizioni visibili dall’esterno, come eventuali perdite di coscienza, ferite o difficoltà respiratorie.
Non bisogna sottovalutare l’importanza di parlare delle condizioni metereologiche e di visibilità dell’area nella quale ci si trova, perché nel caso di un’emergenza grave i soccorsi in montagna si svolgono con l’ausilio di un elicottero. Altre informazioni utili da fornire all’operatore sono il tempo impiegato per raggiungere a piedi il luogo in cui si trova (partendo dalla propria automobile, per esempio), le condizioni del terreno e l’eventuale presenza di fili a sbalzo, funivie, linee elettriche o altri ostacoli simili.
In situazioni di emergenza, esistono alcune procedure di primo soccorso che chiunque può mettere in pratica senza l’ausilio di presidi particolari. Prima di intervenire è però necessario assicurarsi di essere in un luogo sicuro, sia per se stessi che per il ferito. Mentre si attendono i soccorsi è possibile, per esempio, monitorare la respirazione, ascoltando il respiro dal naso o dalla bocca e/o osservando i movimenti del torace. Se il respiro è assente bisogna procedere con la rianimazione cardiopolmonare. Per eseguirla correttamente su un adulto bisogna posizionare le mani al centro del suo torace e applicare una serie di compressioni verso il basso (5-6 cm). Dopo 30 compressioni del torace, a un ritmo di 100-120 al minuto, bisogna effettuare due insufflazioni d’aria, ognuna della durata di un secondo. Quest’ultime si eseguono chiudendo il naso della vittima ed espirando nel momento in cui la propria bocca è a contatto con la sua. Si prosegue con cicli di 30 compressioni e due insufflazioni fino all’arrivo dei soccorsi.
Se la respirazione è presente, bisogna mettere l’infortunato nella posizione laterale di sicurezza e, senza smettere di monitorare il respiro, prevenire l’ipotermia tenendo la persona al caldo, magari con l’ausilio di una metallina e fornire sostegno psicologico (anche se la vittima ha perso conoscenza) fino a quando non arrivano i soccorsi.
Se la persona infortunata è caduta e presenta delle ferite è opportuno fasciarla con delle garze sterili (da tenere nel proprio kit di primo soccorso).
Quando si verifica un esaurimento da calore, spesso accompagnato da pallore e sudori freddi, bisogna intervenire portando la vittima all’ombra e darle da bere. Barrette con muesli, noci o simili sono buone fonti di elettroliti e possono aiutare chi soffre delle conseguenze dell’esposizione al caldo.
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