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Come si chiamano le “case” di montagna? Glossario e differenze

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Marco Garghentino

Appartamento, villa, villetta a schiera. Sono alcuni dei termini che si pronunciano più spesso quando si vuole far capire a qualcuno in che tipo di abitazione si vive.

Nomi diversi, ognuno con il proprio significato specifico, e che permettono a chiunque di associare quasi immediatamente un’immagine precisa a una singola parola.

Esattamente ciò che accade anche in montagna, dove non tutte le “case” d’altura sono uguali.

Rifugio, baita, bivacco, maso. Ogni struttura ha un nome specifico, utile a evidenziare le caratteristiche proprie di ogni edificio.

Oggi vediamo insieme quali sono i termini più utilizzati e nei quali vi sarete sicuramente imbattuti consultando una cartina o un libro di montagna.

Un breve glossario che è giusto conoscere, così da sapere difronte a cosa ci si potrebbe trovare.

La baita

Partiamo da quello che è sicuramente uno dei termini più conosciuti in montagna: baita.

Una parola che viene generalmente usata per indicare quella che è una vera e propria casa d’altura in montagna.

Un edificio solitamente costruito in legno o in pietra e comprensivo di una stalla per il bestiame, di un fienile e di un laboratorio in cui svolgere le diverse attività agricole e artigianali.

Storicamente la baita è sempre stata l’abitazione delle famiglie che vivono in montagna, sebbene oggi tale termine sia usato spesso impropriamente per indicare anche alcune attività di ristorazione d’altura, sfruttando l’immagine romantica che riesce sempre a evocare.

Immagine | Unsplash @ChrisCzermak – Gentechevainmontagna.it

La balma

La balma (o barma) è una struttura tipica delle Alpi occidentali e che prevede l’utilizzo di una roccia come tetto sotto al quale costruire un riparo.

Poggiando verticalmente dei pali di legno tra il terreno e la roccia che si erge sopra di esso, si ricava quella che può essere definita una specie di grotta, in cui solitamente si custodisce il bestiame o il foraggio per un breve lasso di tempo.

All’occorrenza può fungere anche da luogo di riparo per i pastori o per chi si trova a camminare in montagna, durante un episodio di maltempo.

Oggigiorno la balma è una struttura poco utilizzata, tanto che la maggior parte di quelle ancora esistenti sui monti italiani risulta abbandonata.

Il bivacco

Il bivacco è un piccolo rifugio che si trova solitamente in quelle aree alpine di scarsa frequentazione e nelle quali non avrebbe senso costruire un rifugio vero e proprio, gestito da un personale incaricato.

Di piccole dimensioni e dalla struttura basilare, il suo scopo è quello di essere un luogo di riparo e rifugio per piccoli gruppi di persone che si trovano in difficoltà durante la propria escursione in montagna.

Per questo, i bivacchi dovrebbero sempre essere aperti e accessibili, così da garantire a chiunque si trovi nei dintorni di uno di essi di accedervi senza problemi.

Alcuni bivacchi possono essere utilizzati esclusivamente in caso di emergenza. Non sono delle baite in cui poter trascorrere le proprie vacanze in montagna.

La casera

La casera è una struttura utilizzata come luogo temporaneo di rifugio e ricovero per quelle persone che hanno il compito di sorvegliare il bestiame al pascolo o di svolgere dei lavori in altura.

Solitamente viene costruita in aree remote e dalle quali sarebbe complicato muoversi ogni giorno verso altre destinazioni.

È un termine diffuso soprattutto nelle zone delle Alpi occidentali e che oggi può essere utilizzato anche per indicare una struttura turistica non gestita da alcun tipo di personale.

La malga

Altro vocabolo tra i più utilizzati in montagna è la parola malga.

Indica storicamente l’abitazione delle famiglie nell’area delle Alpi centro-orientali.

Visto il suo utilizzo abitativo, può essere paragonata alla baita, sebbene la malga si trovi solitamente nelle aree di alpeggio, dove viene usata come struttura d’appoggio da chi deve gestire il bestiame al pascolo.

Spesso viene utilizzata anche come luogo in cui produrre prodotti caseari direttamente in altura e attualmente molte malghe sono state trasformate in strutture in cui poter accogliere i turisti ai quali vendere prodotti come latte, formaggi, miele.

Il maso

Il maso è un complesso che comprende l’abitazione del contadino, le strutture nelle quali si custodisce il bestiame e si ricavano diversi prodotti alimentari e i terreni agricoli compresi nei confini della proprietà.

La sua presenza è diffusa soprattutto in Trentino-Alto Adige, dove il maso risulta ancora oggi un tipo di proprietà regolamentato da uno specifico regime giuridico.

Una specie di villa di montagna, le cui diverse strutture non possono essere divise le une dalle altre.

Il rifugio

Il rifugio è la struttura d’accoglienza per eccellenza in montagna.

È solitamente posto ad altitudini elevate e il suo scopo è quello di offrire ristoro e riparo agli alpinisti e agli escursionisti impegnati sui tragitti di montagna.

Nella stagione estiva i rifugi vengono utilizzati come una sorta di hotel d’altura da chi decide di trascorrere qualche giorno in alta quota, mentre d’inverno svolgono generalmente una funzione di riparo d’emergenza.

La maggior parte dei rifugi sono caratterizzati dalla presenza di un ristorante e di alcune camere da letto e, per questo, sono il luogo più confortevole per poter dormire tra le montagne, al riparo dalle intemperie.

Marco Garghentino

Brianzolo dal 1996, ho sempre pensato che la comunicazione sia la principale arte che l’uomo ha sviluppato nei secoli. Amo lo sport, conoscere il Mondo ed essere informato. Ogni vita ha una storia e spesso vale la pena raccontarla.

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