Il 28 maggio si è verificato l’ultimo caso di una donna colpita da un fulmine, caduto sulle pendici del Monte Guglielmo in provincia di Brescia. Purtroppo, a causa dei danni riportati, la donna non è riuscita a sopravvivere. Il pericolo rappresentato dai fulmini viene spesso sottovalutato, ma è bene sapere che si tratta di un pericolo reale, a cui bisogna prestare la massima attenzione, soprattutto in montagna, dove il tempo atmosferico è spesso imprevedibile.
Ecco come ridurre il rischio di essere colpiti da un fulmine in montagna e alcuni falsi miti
Innanzitutto, bisogna dire che il fulmine rappresenta un fenomeno atmosferico nei confronti del quale si sviluppa un fisiologico timore, il quale spinge, fin da quando si è piccoli, a cercare suggerimenti per evitare il pericolo di essere colpiti. Questo, però, porta anche alla nascita di falsi miti. Alcuni di questi possono essere, ad esempio, che ripararsi sotto un albero possa essere una buona idea, o che il fulmine sia attratto dai metalli, o ancora che non si possano verificare scariche in assenza di nubi. Falsi miti che possono determinare degli errori, con potenziali conseguenze anche letali, in caso di uscite in montagna. Il meteorologo Filippo Thiery ha spiegato quali sono le convinzioni errate più diffuse sul tema.
Secondo lui “il fulmine cerca la strada più facile per scaricarsi al suolo“.Ha poi continuato dicendo: “A determinare i bersagli preferenziali sono due caratteristiche: la forma di un oggetto, per una proprietà fisica che è il potere delle punte, predilige oggetti di forma appuntita, e la sporgenza o elevazione rispetto al suolo, a maggior ragione se sono isolati in un ambiente piatto. Un conto è avere un solo palo che costituisce una sporgenza rispetto all’ambiente circostante, un conto è se ne abbiamo 50, in quanto, in termini molto semplici, più alto è il loro numero, minore è la probabilità di ognuno di essere bersaglio. Il materiale non fa differenza. Un palo di legno e un lampione di metallo possono rappresentare entrambi potenzialmente un bersaglio privilegiato. Le montagne sono fatte di roccia, eppure rientrano in tale categoria, in quanto sono sia sporgenti rispetto all’ambiente circostante sia di forma appuntita. Chiaramente c’è montagna e montagna, quelle più aguzze o le zone di cresta e vetta sono bersagli privilegiati rispetto a montagne più tozze”.
Un altro mito sfatato riguarda le biciclette, al cui proposito ha dichiarato: “La bicicletta non presenta proprietà particolari che portino ad attirare di più i fulmini. Non ha una forma appuntita e tra l’altro il ciclista, che sia seduto sul sellino o che sia in piedi accanto al mezzo, risulta più alto della bici stessa, dunque il bersaglio privilegiato è lui. Soprattutto in un ambiente piatto, come può essere un prato, il ciclista rappresenta un piccolo parafulmine”.
E per concludere ecco altri falsi miti sfatati dal professore: “gli pneumatici, anche delle auto, figuriamoci delle bici, non sono sufficienti a isolare rispetto a una intensità di corrente elettrica così elevata. lo smartphone non attira fulmini. Le uniche avvertenze sensate che si possono fornire in merito al suo utilizzo sono di non perdere tempo a fare video e foto del temporale o di stare a chiacchierare al telefono. Muoversi il più in fretta possibile alla ricerca di un riparo è la scelta migliore, sia esso un edificio, un’automobile o una posizione meno svantaggiata, che rappresenti un bersaglio meno privilegiato, ad esempio un avvallamento, un bosco fitto che è molto meglio di un bosco rado o di alberi isolati”.