Con l’arrivo dell’estate, complici anche le continue e prolungate ondate di calore che stanno investendo la Penisola nelle ultime settimane, la montagna vive il suo boom turistico. Esperti e meno esperti salgono in quota alla ricerca di una via di fuga dal caldo intollerabile di coste e pianura. E al crescere del numero di escursionisti sui sentieri, cresce in parallelo, e fisiologicamente, il numero di incidenti. Si spazia dall’alpinista esperto precipitato e/o infortunatosi fino ad arrivare all’escursionista stanco, due estremi tra cui si inserisce un’ampia casistica. Due estremi che dimostrano come gli imprevisti durante una uscita in montagna possano accadere a chiunque, indipendentemente dal grado di attenzione e preparazione del singolo. Essenziale è dunque sapere come attivare i soccorsi in quota in caso di emergenza.
Prima di comprendere come attivare la macchina dei soccorsi in ambiente montano è bene chiarire cosa si intenda per “soccorso alpino”. E quali siano dunque le emergenze per cui si possa richiedere un intervento in quota. Con il termine soccorso alpino o soccorso in montagna si indica l’insieme di operazioni che vengono messe in atto per soccorrere vittime di incidenti, o anche semplicemente malanni, che avvengano in montagna o luoghi impervi, laddove i normali soccorsi non riescono ad arrivare.
Operazioni che rientrano nella categoria SAR (search and rescue), ovvero ricerca e soccorso, gestita in Italia dal Servizio Sanitario di Urgenza Emergenza Medica (SSUEM). Alle operazioni di soccorso in quota collaborano in Italia vari protagonisti:
Gli interventi vengono svolti via terra e dove necessario con il supporto dell’elicottero. Si tratta di un servizio che non fa discriminazioni. La macchina dei soccorsi viene attivata a seguito di ogni chiamata di emergenza, indipendentemente dalla tipologia e gravità dell’incidente, che si tratti di un alpinista in difficoltà così come di un camminatore stanco. Nei mesi estivi si assiste annualmente a un aumento percentuale di quelle che potremmo definire emergenze di categoria B, incidenti facilmente evitabili con una dose di buon senso, quali malori da caldo o stanchezza, cadute causate dall’utilizzo di calzature non idonee o di e-bike senza adeguata esperienza ciclistica, recuperi in notturna legati a una erronea valutazione dei tempi di percorrenza, il soccorso di escursionisti colti dal maltempo e mal equipaggiati, per citarne alcuni.
Come ha dichiarato nei giorni scorsi alla redazione de Il Dolomiti Fabio Bristot, membro della direzione del CNSAS, “la montagna sta diventando una sorta di luna park in cui approdare senza pagare il gettone”, aggiungendo che “oggi molti partono senza aver nemmeno consultato una cartina o un bollettino meteo. In non pochi casi si preferisce affidarsi ai consigli dell’influencer di turno, mettendo a rischio la propria vita e quella dei soccorritori”. Uno sfogo che vuol essere un invito a una maggiore responsabilità in quota.
Ipotizziamo di aver gestito con attenzione la fase organizzativa di una uscita: lo studio dell’itinerario, la preparazione dello zaino, la scelta dell’abbigliamento e delle calzature più idonee, uno sguardo alle previsioni meteo. Siamo pronti a partire per una nuova avventura, in maniera responsabile. Cosa può andare storto? Gli imprevisti purtroppo non sono programmabili. A chiunque, anche ai più esperti, può capitare di trovarsi in difficoltà e non avere alternative se non chiedere aiuto. Quali sono i numeri da contattare e quali le informazioni da fornire per agevolare l’attivazione della macchina dei soccorsi?
In Italia sono due i numeri di riferimento:
In caso di estrema necessità, si consiglia anche di tentare l’invio di un SMS (GSM) di massimo 160 caratteri, a un gruppo “EMERGENZA/ICE”, di almeno 5 numeri (a discrezione del soggetto, il consiglio è di selezionare nomi familiari e/o con alta probabilità di ricezione). Esempio: URGENTE/ICE: Mario Rossi ferito. Non ho campo. Impossibile dare allarme. Siamo Monte Pelmo, sentiero 480. Chiama subito 118-112.
Che si chiami il 118 o il 112, importante è rispondere alle domande degli operatori con calma e chiarezza. La raccolta delle informazioni consentirà a questi ultimi di valutare la gravità del caso e attivare la missione di soccorso con le risorse più adatte. In particolare verranno richiesti:
Durante l’operazione è importante restare a disposizione dell’operatore e delle squadre di soccorso, mantenendo la calma. Nel caso in cui la vittima sia una terza persona, cercare di tranquillizzarla. Non spostarsi dal luogo indicato ai soccorsi, restare in posizione di sicurezza e in una zona che disponga di una copertura telefonica.
Ricordiamo che da poco è disponibile gratuitamente per tutti l’App GeoResQ, servizio gestito dal Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, promosso dal Club Alpino Italiano con il supporto del Ministero del Turismo. Una app che durante le attività outdoor permette di inviare un allarme direttamente al CNSAS, comunicando posizione e percorso.
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