L’estate è entrata nel vivo e le alte temperature che ci accompagnano ormai da settimane portano un numero crescente di persone a scegliere la montagna come meta per piccole fughe del weekend. E settimana dopo settimana, cresce la voglia di provare nuovi itinerari e nuove esperienze, come le ferrate. Purtroppo ogni anno non mancano incidenti legati a una errata preparazione degli escursionisti. Pochi giorni fa, il Soccorso Alpino Veneto ha lanciato un appello sui social, che si apre con un messaggio chiaro e sintetico: “Non sottovalutiamo MAI le ferrate”. Prendiamo spunto da tale invito per analizzare nel dettaglio cosa siano e come affrontarle correttamente per limitare i rischi.
Per comprendere quali siano i principali errori da evitare in ferrata, è opportuno avere chiaro di cosa si stia parlando. Una ferrata è un percorso attrezzato con cavi metallici, staffe, scalette, ancoraggi fissi, che facilitano la salita in sicurezza lungo una parete, che altrimenti necessiterebbe di competenze di arrampicata e alpinismo. La sigla che le contraddistingue è EEA (Escursionisti Esperti con Attrezzatura), a evidenziare che per affrontarle sia necessario dotarsi di attrezzatura corretta, vedremo a breve quale.
Si distinguono 3 tipologie di ferrate:
In Italia si trovano numerose ferrate lungo tutto l’arco alpino (e alcune anche in Appennino) ma la densità maggiore si ritrova in Dolomiti. La prima ferrata italiana in assoluto fu realizzata a fine ottocento dalle Guide Alpine di Madonna di Campiglio sul versante orientale della cima Brenta, per agevolare la salita dei clienti. Sulle Dolomiti molte furono attrezzate a scopo militare, per facilitare il passaggio delle truppe in zone impervie durante la Prima Guerra Mondiale.
Alla domanda se sia facile o difficile percorrere una ferrata non esiste risposta univoca: esistono gradi di difficoltà diversi. In generale non sono richieste competenze alpinistiche o di arrampicata in parete ma è importante scegliere l’itinerario adatto al proprio grado di allenamento, alle proprie esperienze in quota, ponendo attenzione alla lunghezza, alla verticalità e alla esposizione. Esistono molteplici scale di difficoltà riferite alle ferrate, quella italiana riconosce 5 valori: F (facile), PD (poco/moderatamente difficile), D (difficile), TD (molto difficile), ED (estremamente difficili).
Una via ferrata è caratterizzata dalla presenza di un cavo di acciaio e dei fittoni, ovvero gli ancoraggi in cui passa il cavo, posizionati mediamente a una distanza di 4-5 metri l’uno dall’altro. Cavo e fittoni sono gli elementi caratteristici di ogni ferrata, qualunque sia la sua difficoltà, per cui tutte vanno affrontate con una tipica attrezzattura costituita da casco, imbrago e il cosiddetto set da ferrata.
Il caschetto omologato serve a proteggere la testa dalla caduta eventuale di sassi. Si può scegliere tra quelli classici in plastica e quelli imbottiti che risultano più leggeri anche se generalmente più costosi.
L’imbragatura può essere bassa (costituita da due cosciali collegati a una fascia ventrale che si chiude all’altezza della vita) o alta, composta dalla parte bassa e da un pettorale. Sempre più diffuso è l’utilizzo della prima tipologia. La seconda è consigliata se si utilizza uno zaino pesante in quanto in caso di caduta limita il rischio di uno sbilanciamento all’indietro del corpo, causato da peso dello zaino, con potenziale svenimento in parete.
Cosa è invece il set da ferrata. Detto anche modello “a Y”, è un insieme di componenti che assicurano un collegamento stabile tra l’arrampicatore e il cavo metallico della ferrata. Nel dettaglio è costituito da due longe (fettucce elastiche o spezzoni di corda dinamica) collegate da un lato a due moschettoni di tipo “K”, dall’altro al dissipatore che, come suggerisce il nome stesso, serve a dissipare l’energia cinetica durante una eventuale caduta.
Accanto a questi 3 elementi essenziali si consiglia anche l’utilizzo dei guanti, per evitare ferite e vesciche. Abbigliamento ed equipaggiamento di base sono i medesimi validi per le classiche escursioni. Dunque scarpe da avvicinamento o scarponi da montagna, abbigliamento idoneo alla stagione, senza dimenticare un guscio impermeabile da riporre nello zaino, occhiali da sole e una lampada frontale. Quest’ultimo tool può essere utile ad esempio in Dolomiti per affrontare gallerie. Magari non servirà a nulla il più delle volte, ma è poco ingombrante e leggera.
Come si procede lungo la ferrata? I due moschettoni del kit vanno agganciati in successione al cavo, facendo attenzione a sganciare il secondo solo quando il primo sia stato nuovamente agganciato al cavo oltre il chiodo di fissaggio.
Se dovessimo identificare una regola fondamentale per affrontare le ferrate, tale regola potrebbe essere: mai cadere. “Facile a dirsi”, potrebbe commentare qualcuno. Facile anche a farsi, se si impara per bene la tecnica di progressione. Pertanto, almeno per la prima o le prime uscite in ferrata, si consiglia di affidarsi a chi già ne abbia esperienza: amici o ancor meglio guide alpine, che sono anche le uniche figure professionali abilitate per legge ad accompagnare clienti in ferrata.
Il pericolo di caduta legato a un errore compiuto dal “ferratista” in fase di progressione, è detto “soggettivo”. E può essere contrastato con l’esperienza e, mai dimenticarlo, un attento studio dell’itinerario prima della partenza. vi sono poi ulteriori pericoli, detti “oggettivi”. I principali sono rappresentati da: caduta di sassi; maltempo; stato di manutenzione carente della ferrata.
La caduta di sassi può essere di due tipi. Spontanea, ovvero legata allo sgretolarsi delle montagne, fenomeno che appare in crescita in conseguenza del cambiamento climatico, o indotta dal passaggio di frequentatori delle alte quote poco attenti e poco delicati nei loro movimenti. Situazioni che possono verificarsi con maggior frequenza su ferrate altamente affollate nei periodi di massimo afflusso turistico estivo. Buona regola è urlare “sasso” casomai accidentalmente dovessimo causare la caduta di pietre, per avvisare chi è sotto di noi.
In merito alla manutenzione delle ferrate, gli itinerari più frequentati vengono di norma sottoposti a controlli annuali a inizio stagione. Ma vi sono molti itinerari, soprattutto alle quote più elevate, che potrebbero riservare sorprese. Nel corso della stagione invernale, in conseguenza dei fenomeni meteorologici o di slavine, un percorso può usurarsi e risultare dunque meno sicuro del previsto. Il consiglio è di informarsi preventivamente consultando gestori di rifugi o guide alpine sullo stato delle vie. Nel caso in cui ci si dovesse trovare inaspettatamente di fronte a tratti malmessi, è bene avvisare la sezione CAI di pertinenza, o un rifugista della zona, o guide alpine e Carabinieri per avvisare della necessità di un intervento di manutenzione.
Le ferrate andrebbero assolutamente evitate in caso di maltempo, a maggior ragione se sono previsti temporali, e quindi scariche elettriche. Spesso erroneamente si ritiene che tale consiglio si leghi al fatto che le vie ferrate, in quanto costituite da componenti metalliche, possano attirare i fulmini. Come spiegato egregiamente dal meteorologo Filippo Thiery nel corso della scorsa estate alla redazione di Montagna.tv, “il metallo non attira ma conduce”, dunque è bene tenersi lontani da “strutture metalliche di grandi dimensioni, come può essere la fune di una ferrata, perché se il fulmine colpisce l’altra estremità, l’escursionista a contatto con la fune si trova sul percorso lungo cui la corrente elettrica si propaga”. Essenziale, in fase di programmazione di una salita in ferrata, è consultare attentamente i bollettini meteo.
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