L’inverno è la stagione del letargo. Sono tante le specie che trascorrono i mesi più freddi dell’anno mettendosi in stand by, sostanzialmente dormendo, senza neanche sentire lo stimolo della fame, risparmiando così energie preziose per tornare a gironzolare vispi tra i boschi in primavera. Ma c’è chi in letargo non va affatto e anche chi lo vive in una modalità diciamo discontinua, alternando fasi di sonno a fasi di ripresa delle attività “quotidiane”. Degli uni e degli altri è possibile dunque ritrovare segnali di passaggio nella neve. Quali impronte si possono incontrare in inverno nei boschi e quali sono le più semplici da riconoscere? Scopriamolo insieme.
Tra autunno e inverno i boschi diventano progressivamente più silenziosi. Si ha come l’impressione che il pullulare di vita caratteristico dei mesi estivi si vada spegnendo. Le specie caducifoglie si spogliano del proprio fogliame, tante specie di mammiferi cadono in letargo o affrontano i mesi più duri dell’anno un po’ a basso regime, alternando momenti di attività a momenti di riposo, come nel caso della ibernazione e del torpore. Condizioni in cui l’animale, in maniera similare a quanto avviene nel letargo, dorme senza alimentarsi e senza sentire necessità fisiologiche, ma che risultano discontinue.
L’ibernazione potrebbe essere definita come un letargo leggero, in cui è più facile svegliarsi in presenza di qualche disturbo. Il torpore è una vera e propria pausa di qualche ora, in cui alcune specie cadono in uno stato letargico. Quando nel corso di escursioni invernali ci si imbatte in impronte nella neve, gli autori sicuramente saranno mammiferi che non dormono o dormono poco. Vediamo di chi si tratta principalmente e come fare a riconoscerli.
Ci limiteremo in particolare ai mammiferi caratteristici dei nostri boschi, alpini e appenninici. Va da sé che la situazione sarà diversa qualora decideste di intraprendere un viaggio tra le foreste del Nord America, in Siberia o tra le vette himalayane. La raccomandazione è di non scoraggiarvi, riconoscere correttamente una impronta, soprattutto se ve ne è solo una, non è facile. Vi sono infatti molteplici abitanti dei boschi i cui piedi lasciano segni nella neve molto simili tra loro e a volte ad aiutare nella identificazione è la presenza di più impronte, ovvero una pista, in grado di fornire informazioni sull’andatura dell’animale o anche la presenza di escrementi. È una attività che tocca affrontare come uno sport, si migliora con l’esperienza!
Le indicazioni che seguono suggeriamo di tenerle a portata di mano qualora vi capitasse occasione di incontrare delle impronte dal vivo. Partiamo col dire che sulla neve potremmo trovare impronte di plantigradi, digitigradi o unguligradi. I primi, come l’orso, poggiano a terra tutto il palmo e le dita. I secondi poggiano a terra solo le dita, come i canidi, dunque sia lupo che cane. E infine abbiamo gli animali che poggiano a terra solo le punte degli arti, provviste di zoccoli, come gli ungulati, classe di mammiferi in cui rientrano cinghiali, cervi, daini, camosci, caprioli, stambecchi.
Iniziamo proprio dagli ungulati. Riconoscere che quella che vediamo nella neve sia l’impronta di un ungulato è già un bel passo. Capire di quale ungulato si tratti è un’impresa, soprattutto se il substrato è la neve. Molto utile è considerare l’ambiente in cui ci si trova (a che quota ci troviamo? siamo in un bosco o in una radura?) e conoscere le abitudini delle singole specie.
Il cinghiale teoricamente dovrebbe essere abbastanza facile da riconoscere, con una impronta di forma trapezoidale in cui si evidenziano sia gli zoccoli (corrispondenti al 3° e 4° dito) che gli speroni (2° e 5° dito) che può misurare fino a 10 cm circa di lunghezza.
In inverno è possibile confondere con le impronte di cinghiale quelle di cervo, in quanto in substrati morbidi i cervi lasciano impresso anche il segno dello sperone. L’impronta in termini dimensionali è simile, fino a 9 cm in lunghezza, ma appare più compatta, con zoccoli più vicini tra loro e arrotondati in punta. Simile all’impronta del cervo è quella del daino, che appare però più piccola e dotata di zoccoli più allungati e appuntiti.
Il capriolo si riconosce per la caratteristica piccola impronta (circa 5 cm) a forma di cuore rovesciato, con zoccoli decisamente più appuntiti rispetto al cervo. Il camoscio si riconosce dalle impronte rettangolari con gli zoccoli stretti e allungati e ben distanziati tra loro. Lo stambecco si riconosce per la accentuata divergenza terminale tra i due zoccoli. Anche il muflone in realtà lascia impronte con le punte degli zoccoli molto divaricate, la dimensione è di circa 5 cm di lunghezza.
Altri animali facili da confondere sono lupo e cane. I parametri che aiutano a distinguerli sono vari. Il lupo lascia orme sugli 8-10 cm di lunghezza, come i cani di taglia grande, di forma più ovale rispetto a quelle canine che appaiono tondeggianti. I due polpastrelli delle dita mediane del lupo sono uniti in un ponte carnoso (nel cane no) e il cuscinetto centrale è trapezoidale (nel cane ha forma variabile). Una o poche impronte possono facilmente trarre in inganno. La maggiore discriminante tra cani e lupi è l’andatura: il lupo procede linearmente con un passo di circa 1 metro, il cane tende a spostarsi a zig zag, lasciando dunque impronte alternate a destra e sinistra di una linea immaginaria.
L’impronta di cane (piccolo-medio) può essere confusa con quella della volpe. Anche qui per distinguerli è utile analizzare l’andatura, che nella volpe è lineare. Inoltre ha la tendenza a passare con le zampe posteriori nelle impronte di quelle anteriori, determinandone un certo slargamento. E in bosco c’è anche chi rischia di essere scambiato per un micione! È il caso del gatto selvatico, che però ha zampe più grandi del gatto domestico. O anche della lince, decisamente molto rara da incontrare in Italia.
Abbiamo poi scoiattoli e marmotte le cui zampe anteriori lasciano impronte a 4 dita, le posteriori a 5, con evidenti le unghie. E le faine che lasciano impronte piccine (ca. 3 cm) e ovali, con 5 polpastrelli, che si potrebbero confondere con quelle delle puzzole e degli ermellini, molto simili ma ancora più piccole.
Volete un mammifero più facile da riconoscere? La lepre, che nel saltellare nella neve lascia impronte lunghe circa 15 cm a forma di Y. I bracci sono segni lasciati dalle zampe posteriori, la stanghetta inferiore dagli arti anteriori che dobbiamo immaginare posizionati uno dietro l’altro.
Anche l’orso diciamo che è difficile da non riconoscere. La sua orma è grande, lunga fino a 22 cm, e vi si riconoscono i cuscinetti delle 5 dita oltre agli artigli robusti. Il tasso potrebbe trarre in inganno e venire scambiato per un piccolo orso. A sua volta l’istrice può essere scambiato per un piccolo tasso.
Accanto ai mammiferi, vi potrà facilmente capitare di incontrare anche impronte di uccelli. In questo caso la forma prevalente è quella a Y con 3 bracci. La stanghetta corrisponde al dito rivolto all’indietro e i bracci alle 3 dita rivolte in avanti. Vi è chi fa eccezione, ad esempio i picchi, che hanno due dita rivolte in avanti e due indietro.
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