Nella notte tra il 31 agosto e il 1 settembre, nel cuore dell’Abruzzo un orso marsicano veniva ucciso a colpi di fucile. Si trattava di Amarena, orsa di circa 9 anni, madre di due cuccioli per la cui salvaguardia il Parco Nazionale Lazio, Abruzzo e Molise (PNALM) si è attivato attraverso monitoraggi e diffusione di consigli comportamentali al vasto pubblico. Perché questa vicenda ha smosso gli animi d’Italia, e non solo. Perché l’uccisione, come dichiarato dal responsabile del gesto avvenuta per istinto, all’interno di una proprietà privata, è rimbalzata tra i principali quotidiani di tutto il mondo? Per comprenderlo bisogna rispondere a un altro quesito: chi è l’orso marsicano?
Il nome scientifico dell’orso bruno marsicano è Ursus arctos marsicanus. Per i non addetti ai lavori, tale denominazione identifica l’orso marsicano come sottospecie dell’Ursus arctos (l’orso bruno, specie cui appartengono anche gli orsi delle Alpi), endemica dell’Appennino centrale. Orsi “alpini” e orsi “appenninici” sono andati incontro a un differenziamento genetico dettato dall’isolamento della sottospecie marsicana. Ed è importante evitare una riproduzione crociata che determinerebbe un rimescolamento genetico e dunque la perdita di identità genetica da parte dell’Ursus arctos marsicanus.
In termini dimensionali, un orso marsicano adulto pesa in media 140 – 210 kg (le femmine sono più piccole) ed è lungo massimo 1,50 – 1,80 metri. Il cugino delle Alpi, con cui condivide il colore del mantello bruno marrone, risulta più grande. Vive circa 35-40 anni e presenta una caratteristica interessante: di contro a un udito e un olfatto molto sviluppati, ha una vista mediocre. Il suo verso è detto “ruglio”.
È un animale dall’indole solitaria che vive dove ci sia disponibilità di cibo (è onnivoro ma per l’80% la sua alimentazione è rappresentata da vegetali). Tende dunque a cambiare habitat in base alle stagioni, salendo in quota nei mesi estivi e prediligendo i fondovalle in primavera. Nei mesi invernale cade in uno stato di ibernazione, non propriamente un letargo in quanto caratterizzato da una certa reattività agli stimoli. È possibile infatti che esca dalla tana alla ricerca di cibo nelle giornate più calde per poi tornare a “dormire”.
Pur essendo simbolo dell’Abruzzo, la sua presenza è attestata anche in altre regioni centrali. La sua “casa”, dove sono presenti nuclei stabili, è rappresentata principalmente dal Parco Nazionale Abruzzo, Lazio e Molise e zone limitrofe. Ma negli ultimi anni sono state raccolte numerose segnalazioni di presenza di orsi, per lo più maschi, all’interno dei Parchi Monti Sibillini, Sirente-Velino, Gran Sasso e Monti della Laga, Maiella, Monti Simbruini e nella riserva Monte Genzana e Alto Gizio.
La nascita di nuclei stabili al di fuori del PNALM appare un processo lento, perché gli orsi marsicani mostrano ridotte capacità di dispersione (tendono a restare dove sono nati). Soprattutto le femmine sono particolarmente legate al proprio territorio. In termini numerici all’interno del PNALM e zone limitrofe è stimata una popolazione di circa 50 esemplari. Un numero particolarmente ridotto, che giustifica l’alto grado di tutela di cui la sottospecie gode.
Ogni anno a riprodursi sono solo 3 o 4 femmine. Ognuna partorisce da 1 a 3 cuccioli l’anno. Dati decisamente positivi, su cui però pesa un tasso di mortalità alto nei piccoli tra il 1° e il 2° anno di vita. A ciò bisogna aggiungere che in media si registri la morte di una femmina l’anno. Una perdita gravissima. Pensate infatti che un’orsa partorisca in genere per la prima volta tra i 4 e gli 8 anni di età, e che tra un parto e l’altro vi sia un intervallo di 3-5 anni. Nel corso della sua intera vita potrebbe produrre 3-4 cucciolate (dunque 6-8 cuccioli se sopravvivessero tutti).
Accanto a un pesante tasso di “mortalità infantile”, a frenare l’incremento demografico è la mano dell’uomo. L’uccisione dell’orsa Amarena alla periferia di San Benedetto dei Marsi, rappresenta solo uno dei molteplici casi di mortalità legata a cause antropiche riportati negli ultimi anni, al di fuori dei confini del PNALM e della sua area contigua. Dagli anni Settanta ad oggi sono state rinvenute oltre 100 carcasse di orso nell’area centro-appenninica. La media è molto alta: 2-6 orsi l’anno. Cause principali (oltre il 70% dei casi) risultano essere bracconaggio, avvelenamento, uccisione con arma da fuoco, incidenti stradali.
“La mortalità indotta dall’uomo – evidenzia il PNALM – rappresenta indubbiamente la principale minaccia alla sopravvivenza dell’orso marsicano, considerando anche la ridotta consistenza e variabilità genetica della popolazione.”
L’indagato accusato dell’uccisione di Amarena ha dichiarato di aver sparato per paura. Ci troviamo effettivamente di fronte a una specie pericolosa? Sono riportati casi di aggressione all’essere umano?
Le dichiarazioni rilasciate all’indomani dell’uccisione dal presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio, rispondono già in parte al quesito. “In tutti questi anni le comunità fuori e dentro ai parchi hanno sempre dimostrato di saper convivere con gli orsi senza mai interferire con le loro abitudini. Mai un orso ha rappresentato in Abruzzo un qualunque pericolo per l’uomo, neanche quando si è trovato a frequentare i centri abitati. L’atto violento compiuto nei confronti del plantigrado non ha alcuna giustificazione”.
Il PNALM conferma che ad oggi “nessun caso di aggressione è riportato per l’orso marsicano”. Incontri ravvicinati sì, sono stati documentati più volte, ma mai con atteggiamenti di aggressione. Al contrario, sono maggiormente documentati casi di “confidenza” da parte di esemplari, come per il celebre e compianto Juan Carrito, figlio di Amarena. O l’orsa Gemma che nei giorni scorsi è stata autrice di razzie in una pizzeria di Scanno.
In caso di incontro ravvicinato con un essere umano, l’orso marsicano mostra generalmente curiosità (alzandosi sulle zampe posteriori) o si dà alla fuga. È in ogni caso di un animale selvatico, il cui istinto di difesa può risvegliarsi in determinate circostanze. Ad esempio, una madre orsa accompagnata da cuccioli; un orso ferito; disturbato all’interno della sua tana; che si ritrovi con ogni via di fuga impedita o innervosito dalla presenza di un cane.
Per assicurare una pacifica convivenza tra uomo e orso marsicano è essenziale rispettare alcune regole comportamentali.
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