Elementi simbolici dell’architettura rurale della zona delle Dolomiti, questi edifici sono tanto antichi quanto attualmente riscoperti e riconvertiti
I Tabià, eleganti fienili in legno sparsi come gemme lungo la pittoresca Valle del Biois, costituiscono un autentico patrimonio storico e architettonico, che racconta storie di antiche tradizioni e vita rurale. Anche la Val di Zoldo emerge come protagonista indiscussa, offrendo una visione autentica e intima delle Dolomiti venete. Questo scrigno tra il Pelmo e la Civetta si presenta come un’opportunità per coloro che desiderano esplorare borghi remoti, lontani dalle solite rotte turistiche, e perdersi tra i tesori architettonici dei tabià e delle antiche case rurali che punteggiano la valle.
Un patrimonio numeroso e centenario
Le oltre 300 strutture di Tabià che si snodano attraverso la valle rappresentano una testimonianza unica della storia locale. Da solitari guardiani delle vette montane a affascinanti elementi integrati nei centri abitati, questi edifici narrano vicende che si estendono per oltre tre secoli. Il Tabià più antico, risalente al XVII secolo, funge da eloquente ambasciatore di un’epoca passata. Ogni Tabià, come una tavola di diario a cielo aperto, porta incise sulla trave del tetto le date significative della sua esistenza. Questo prezioso sigillo cronologico, insieme a eventuali segni di restauri successivi, offre uno sguardo diretto alla storia di ciascuna costruzione. Gli stemmi delle famiglie proprietarie impreziosiscono ulteriormente queste vere opere d’arte architettonica.
Oltre a essere depositi di fieno e rifugi per il bestiame, i Tabià erano il cuore pulsante delle famiglie locali. Ospitavano animali di vario genere, da galline e conigli a mucche e pecore. La vita quotidiana ruotava attorno a queste strutture, generando risorse vitali come carne, latte e uova. Durante periodi di conflitto, i Tabià si trasformavano, diventando rifugi temporanei per soldati, muli e persino partigiani nascosti tra il fieno.
Evoluzione architettonica nel tempo
L’architettura dei Tabià non è solo una cornice estetica, ma un documento tangibile dell’evoluzione tecnologica. Dai primi esempi costruttivi “a castello”, caratterizzati da travi orizzontali sovrapposte, si è giunti all’innovativo stile “a Kolondiei” nell’Ottocento. Questo approccio, basato sull’uso di colonne, ha non solo consentito una maggiore efficienza nella costruzione ma ha anche segnato un’epoca.
Nonostante l’assenza di un “tipo” di edificio rappresentativo per l’intera area delle Dolomiti venete, emergono elementi comuni come l’inclinazione uniforme dei tetti, l’orientamento dei colmi e l’utilizzo prevalente di legno e pietra. Questi dettagli architettonici resistono anche in insediamenti più recenti, come Costa di Zoldo Alto, ricostruito nel rispetto della tradizione dopo gli incendi degli anni ’30. Dall’incantevole Foppa, dove le case sembrano essere solo facciate a causa del terreno ripido, a Zoldo Alto e Forno di Zoldo, con differenze nella distribuzione interna degli spazi, emergono le diverse sfaccettature dell’architettura rurale in Val di Zoldo.
Dalla storia alla modernità: tabià odierni
Oggi, attraverso attenti restauri, molti Tabià si sono trasformati in affascinanti residenze, conservando il fascino d’antan con fiori e tende adornate alle finestre. Altri sono diventati depositi di legna, preservando il rituale autunnale di impilare geometricamente questo prezioso combustibile.
Dove vedere i tabià
Lontano dal trambusto delle piste da sci e degli impianti di risalita, si aprono scorci suggestivi in borghi come Fornesighe, aggrappato alle prime salite verso il Passo Cibiana. Qui, il tabià, originariamente concepito come fienile con il piano terra in pietra e il resto in legno, si configura come l’architettura dominante. A Coi, frazione di Val di Zoldo, e in altri pittoreschi borghi come Maresòn e Pècol, si possono ammirare tabià splendidamente restaurati, testimoni di un passato che oggi rivive con fascino.
L’insediamento umano in Val di Zoldo è stato plasmato dalla connessione profonda con il territorio: esposizione al sole, accessibilità, consistenza del terreno, presenza d’acqua e considerazioni idrogeologiche hanno guidato la scelta dei luoghi in cui costruire. Questi fattori hanno plasmato la distribuzione degli insediamenti, definendo la tipologia delle case e delle strutture in modo armonioso con l’ambiente circostante. In questo contesto montano, le case rurali raccontano la storia di generazioni che si sono susseguite nel tempo, adattandosi alle peculiarità del territorio. Rappresentano un legame tangibile con il paesaggio circostante, fondendosi in maniera armoniosa con la natura che le circonda.
I Tabià della Val del Biois e della Val di Zoldo non sono solo testimoni silenziosi della storia locale, ma vivono e respirano ancora oggi, connessi al paesaggio e alle comunità che hanno plasmato nel corso dei secoli. Attraverso il loro legno invecchiato, trasmettono una storia che è, allo stesso tempo, un omaggio alla tradizione e un ponte verso il futuro. Nonostante la minaccia dell’avanzata turistica, questi tesori architettonici continuano a narrare storie di antichi saperi e sacrifici, invitando chi li osserva a immergersi nella loro semplice bellezza e autenticità.
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