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Ululare con i lupi, cosa è il Wolf Howling e dove è possibile provarlo

Con l’arrivo dell’autunno i boschi italiani diventano luogo perfetto per emozionarsi. Si ha infatti la possibilità di inebriarsi dei colori unici del fall foliage, sfumature assunte dalle foglie delle specie caduche soltanto nella stagione autunnale. Ma non finisce qui. L’autunno è infatti occasione per ascoltare in foresta dei suoni particolari, in grado di regalare un brivido. Nella prima metà della stagione, tra settembre e ottobre, il suono caratteristico dell’autunno è rappresentato dal bramito dei cervi in amore. A seguire, tra il mese di novembre e dicembre, è il momento dell’ululato dei lupi. Se il bramito è una vocalizzazione “stagionale”, legata per l’appunto alla stagione degli amori dei cervi, l’ululato è tecnicamente possibile ascoltarlo tutto l’anno. Ma l’autunno è la stagione perfetta, vediamo perché.

Cosa è il Wolf Howling

L’ululato è un verso lungo e lamentoso caratteristico di lupi e cani. Il lupo lo utilizza in particolare come mezzo di comunicazione con il branco. Può essere utile a segnalare un pericolo, per chiamare a raccolta i compagni o anche per richiamare il partner che si sia allontanato, in quest’ultimo caso un po’ come il bramito nella stagione degli amori del cervo. Ed esattamente come nel caso dei cervi, l’ululato può diventare mezzo di comunicazione tra branchi diversi, quasi a voler dire ai rivali “questo è il nostro territorio”.

Sguardo di lupo
Immagine | Pixabay @sandra petersen – Gentechevainmontagna.it

La tendenza del lupo a emettere un ululato in risposta a un altro ululato è sfruttata dall’uomo per scopi statistici. Al pari del bramito, anche l’ululato si rivela infatti utile per censire gli esemplari presenti in un determinato territorio. La tecnica non invasiva alla base del censimento dei lupi che si basa sull’ululato indotto è detta wolf howling (la cui traduzione letterale è “ululato del lupo”). In maniera spiccia potremmo dire che consista nell’ululare ai lupi per riceverne risposta. E viene applicata all’interno di alcune aree protette alpine e appenniniche, tra autunno e inverno.

Perché ve ne stiamo parlando? Perché non si tratta di una esperienza concessa solo agli addetti ai lavori. In Italia vi è infatti la possibilità di provare l’esperienza del wolf howling come cittadini, affiancati da operatori esperti, secondo il principio della citizen science. Il censimento si trasforma così in una occasione di divulgazione, per educare e sensibilizzare il pubblico sulla necessità di difendere il lupo, specie che abbiamo rischiato di veder scomparire dal nostro territorio a metà del secolo scorso, in conseguenza di una caccia spietata, oggi in riespansione sia sulle Alpi che sugli Appennini. Vediamo come, quando e dove è possibile provare questa particolare esperienza.

La tecnica del wolf howling è di per sé molto semplice: consiste nell’emissione in notturna (momento in cui i lupi mostrano una maggiore tendenza a rispondere a eventuali stimolazioni) di ululati preregistrati, così da indurre la risposta da parte degli animali e stimare in maniera indiretta il numero minimo di esemplari in una determinata area. Non solo. Dal momento che il wolf howling stimola sia risposte da parte degli adulti che dei cuccioli, è possibile sfruttare la tecnica per accertare l’avvenuta riproduzione della specie in una determinata area, e stimare anche il numero minimo dei piccoli. Questo secondo punto ci aiuta a comprendere il perché della scelta di eseguire i censimenti del lupo in autunno/inverno.

Partiamo col dire che i lupi siano organizzati in gruppi familiari detti branchi. Un branco è formato da una coppia di sesso opposto, i lupi riproduttori, e dai figli. Generazione dopo generazione la famiglia, dunque il branco, cresce. Ogni anno la fase riproduttiva si concentra nei mesi invernali, i parti avvengono invece in primavera. I cuccioli, in media 3-4 (numero che può variare tra 1 e 11) per femmina, vengono dati alla luce in una tana, all’interno della quale trascorrono le prime fasi di vita.

In estate, attorno al mese di luglio, i nuovi nati vengono spostati nei siti di rendez-vous, letteralmente siti di incontro o di appuntamento. Luoghi sicuri, poco visibili, in cui i cuccioli, che ancora non sono in grado di stare al passo dei grandi, vengono lasciati temporaneamente soli, o sotto controllo di un adulto, mentre il branco si sposta per cacciare o perlustrare la zona. Per i lupacchiotti in attesa del ritorno del branco, udire ululati diventa segnale di cibo in arrivo, dunque sono molto propensi a rispondere. Il momento perfetto per far scattare il wolf howling, direte voi.

Non è proprio così, perché l’attività del branco è limitata in tale fase a un’area ristretta attorno ai siti di rendez-vous, dunque ululati “fuori branco” potrebbero essere intesi come un segnale di intrusione, un disturbo dunque in una fase delicata. Nei mesi autunnali-invernali, i cuccioli iniziano a spostarsi con gli adulti e gli ululati diventano mezzo per interagire tra branchi diversi. Ovviamente anche in inverno un ululare sconsiderato nei boschi può rappresentare un fattore di disturbo, rischiando di fornire ai branchi un segnale di sovrappopolamento della zona e conseguente necessità di muoversi altrove. Motivo per cui il wolf howling non va mai improvvisato.

Gli operatori, adeguatamente formati allo scopo, seguono un protocollo specifico. Gli strumenti utilizzati sono un file audio contenente una registrazione di ululati (che è sempre lo stesso, così da consentire una standardizzazione dei dati su scala nazionale), un megafono e una bussola che permette di identificare la direzione di provenienza delle vocalizzazioni.

Una volta scesa la notte, giunti alla stazione e rimasti in silenzio per una decina di minuti, si procede con l’emissione di 3 serie singole di ululati, intervallate da 90-120 secondi di pausa. Dopo la terza emissione si resta in attesa per circa 10 minuti di eventuali risposte da parte dei lupi in zona. È possibile che i lupi rispondano prima della terza emissione, tra un ululato e l’altro. Compito degli operatori è stimare, sulla base degli ululati indotti, il numero minimo di esemplari presenti, distinguendo tra adulti e cuccioli (che ululano in maniera diversa).

Dove è possibile svolgerlo in Italia

Per provare l’emozione del wolf howling, senza essere operatori, si può contattare il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, che da qualche anno svolge delle sessioni di ululato indotto a scopo didattico. Si tratta di uscite in notturna, che si tengono tra novembre e gennaio, sotto la guida di personale esperto (guide ambientali escursionistiche autorizzate dal Parco), aperte a massimo 24 partecipanti l’una.

Cucciolo di lupo che ulula
Photo by U.S. Fish and Wildlife Service Headquarters under public domain – Gentechevainmontagna.it

Come riportato sul sito dell’Ente le guide devono partecipare obbligatoriamente ad un corso di formazione che tratta tematiche quali: biologia del lupo, tecniche di monitoraggio e lezioni pratiche al riconoscimento di ululati e di utilizzo delle apparecchiature. Inoltre l’autorizzazione è vincolata alla presentazione di uno specifico progetto formativo: ogni guida deve presentare un programma, da proporre ai propri gruppi, comprensivo anche di informazioni riguardo l’etologia del lupo e le attività di monitoraggio svolte dall’Ente, che mette a disposizione materiale a supporto. Tutte le attività sono effettuate in collaborazione e sotto la supervisione dei tecnici del Parco e del Reparto Carabinieri del PNFC.”

La prima data in programma per i prossimi mesi il 4 novembre 2023, qui il calendario delle uscite in programma fino a gennaio 2024.

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