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Assegno INPS: questo banale errore te lo fa perdere, allarme dei CAF

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Paolo Pontremolesi

È fondamentale prestare la massima attenzione ai dettagli normativi per evitare di perdere un sostegno economico vitale per molte famiglie.

Quando si tratta di misure assistenziali, è cruciale prestare attenzione alle normative vigenti per evitare di compromettere i benefici ottenuti. Le politiche di welfare, sebbene create per offrire supporto alle persone in difficoltà, possono diventare una trappola per coloro che non seguono con precisione le procedure previste. Il rispetto delle regole, infatti, garantisce il mantenimento dell’assistenza e soprattutto protegge dalle sanzioni legali che possono derivare da errori o omissioni.

L’INPS revoca alcune importanti misure assistenziali, in caso di violazione delle regole- (Foto Ansa) – (Gentechevainmontagna.it)

Nel contesto delle politiche sociali, le misure di sostegno come l’Assegno di Inclusione (Adi) richiedono una gestione accurata. Le normative sono spesso complesse e dettagliate e una semplice disattenzione può portare a conseguenze significative. È fondamentale che i beneficiari comprendano pienamente le loro responsabilità e le azioni necessarie per conformarsi alle leggi. Anche un piccolo errore nella comunicazione delle proprie condizioni lavorative o economiche può tradursi in una perdita del diritto all’assistenza.

Rischio di perdere l’Assegno INPS per un errore banale

Una delle misure di sostegno più utilizzate dai cittadini italiani è l’Assegno di Inclusione. Questo incentivo consiste in una somma che viene garantita alle famiglie con un basso ISEE (inferiore a 9.360 euro) che comprendono una persona con disabilità, minorenne, ultrasessantenne o assistito dai servizi sociali. Le istituzioni, quindi, riconoscono l’importanza di aiutare famiglie con situazioni particolarmente difficili, ma prevedono anche rigide norme da rispettare per mantenere il diritto a percepire questo assegno.

L’Assegno di Inclusione 2024 richiede attenzione alle normative per evitare la perdita dei benefici – (Gentechevainmontagna.it)

Tra le cause di revoca, che molte persone ignorano, ci sono le dimissioni volontarie che non vengono comunicate correttamente all’INPS. La normativa vigente, dettagliata dall’art. 2, comma 3 del D.L. n. 48/2023, convertito in L. n. 85/2023, stabilisce che un nucleo familiare non ha diritto all’Adi quando un suo componente diventa disoccupato a seguito di dimissioni nei dodici mesi successivi alla data delle stesse.

Il portale di esperti di legge “Brocardi.it” specifica poi quali sono le eventuali eccezioni in materia. I cittadini che continuano ad avere diritto all’Assegno sono quelli che lasciano il lavoro con dimissioni per giusta causa o tramite risoluzione consensuale del rapporto di lavoro. La giusta causa include motivi gravi come mobbing o mancato pagamento dello stipendio, mentre la risoluzione consensuale avviene nell’ambito di una procedura di conciliazione.

In ogni caso, per evitare sanzioni è indispensabile comunicare le dimissioni all’INPS. La procedura varia in base al momento delle dimissioni. Se le dimissioni avvengono prima della richiesta dell’Adi, devono essere indicate nel modulo di domanda. Se invece si verificano dopo la richiesta, bisogna presentare il modulo Adi Com-Esteso entro 30 giorni. La mancata comunicazione comporta sanzioni severe, che possono arrivare alla reclusione.

In caso di condanna definitiva per aver ottenuto il beneficio con frode o per reati non colposi con pena superiore a un anno, si perde il diritto all’Adi. La persona condannata deve restituire quanto percepito e l’INPS disattiverà immediatamente la Carta di Inclusione.

Paolo Pontremolesi

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