Nel cuore della Valle Po, all’ombra del Monviso, sorge un borgo dal nome misterioso: Crissolo (CN). Di recente il comune più alto della valle piemontese è entrato a far parte della rete transfrontaliera dei cosiddetti “Villaggi degli Alpinisti” (Bergsteigerdörfer), distribuiti tra Italia, Austria, Germania, Slovenia e Svizzera.
Con l’entrata in scena di Crissolo, il numero dei “Villaggi degli Alpinisti” in Italia sale a quota 7. Ma cosa significa essere un “Villaggio degli Alpinisti”? Quali sono le caratteristiche peculiari che hanno consentito al borgo occitano di conquistare tale riconoscimento? Andiamo a scoprirlo insieme.
Crissolo è un borgo posizionato alla sommità della Valle Po, in provincia di Cuneo. Il centro abitato, che si sviluppa a una quota di 1333 metri d’altitudine, conta sette frazioni: Serre, Borgo, Serre Uberto, Brich, Bertolini, Fenogli e Sagne. Gli abitanti sono circa 170, con una densità di circa 3 abitanti per chilometro quadrato. Cifra che in inverno si riduce anche della metà. Un posto dunque perfetto per chi non ami la calca…e che sia innamorato della montagna!
Immaginate di svegliarvi ogni mattina al cospetto del Re di Pietra, il Monviso, la iconica vetta piramidale più alta delle Alpi Cozie, spesso adornata da un cappello di nubi. Il Re di Pietra ricade in termini geografici proprio nel territorio comunale di Crissolo, che si sviluppa da una quota minima di 1.068 metri fino ai 3841 metri della sua cima. Può bastare la presenza del Monviso a motivare l’etichetta di “Villaggio degli Alpinisti”? La risposta è no.
I “Villaggi degli Alpinisti” (Bergsteigerdörfer) sono una rete di località dell’arco alpino, riconosciute quali pioniere dell’alpinismo nelle rispettive regioni di appartenenza. Una rete la cui “costruzione” è iniziata nel 2008, anno di lancio dell’iniziativa per merito del Club Alpino Austriaco e dal Ministero della qualità della vita. Il progetto nasce con l’intento di favorire uno sviluppo sostenibile in tutta la regione alpina.
I Villaggi che ne fanno parte, come riportato sul sito ufficiale della rete, sono località in cui “la consapevolezza dell’armonia necessaria tra la natura e l’uomo è ancora viva e si manifesta nel rispetto dei confini naturali”. Luoghi che rispettano un motto semplice e chiaro: “Meno, ma meglio”. Luoghi che accolgono dunque gli obiettivi della Convenzione delle Alpi, il primo trattato internazionale, stipulato dai Paesi alpini e dall’Unione Europea, che persegue lo sviluppo sostenibile dell’intera catena alpina.
A partire dal primo nucleo austriaco, la rete si è espansa lungo le Alpi. I Club Alpini che oggi vi partecipano sono il nostro CAI e i club alpini di Austria, sud Tirolo, Germania, Slovenia e Svizzera. Insieme questi formano un Comitato Internazionale. Tale Comitato ha la responsabilità di attribuire o meno il titolo di “Bergsteigerdorf” alle località candidate, un vero e proprio marchio di qualità, ragione per cui i luoghi in lizza devono soddisfare una serie di requisiti.
In sintesi, la località deve risultare prima di tutto interessante dal punto di vista alpinistico ed essere caratterizzata da una eccellente qualità del paesaggio. Non deve essere troppo estesa. Le strutture turistiche non devono essere impattanti ma armonizzate con l’ambiente, mantenendo una atmosfera rurale e non disporre di troppi posti letto. Bandite o quasi le infrastrutture impattanti, come gli impianti a fune, che possono sì essere presenti ma in maniera limitata.
In Italia possiamo vantare al momento 7 Villaggi degli Alpinisti. Due in Piemonte (oltre a Crissolo, troviamo Balme, TO), uno in Liguria (Triora, IM), due in Alto Adige (Mazia e Longiarù, BZ), uno in Friuli-Venezia Giulia (Paularo, UD) e infine in Veneto la Val di Zoldo (BL).
“I Villaggi degli Alpinisti – dichiara il Club Alpino Italiano – sono immersi in una natura incontaminata, sono privi di strutture impattanti e sono caratterizzati dal permanere di tradizioni mantenute vive dalla popolazione. Le montagne e l’alpinismo hanno inoltre un importante valore nell’immaginario culturale degli abitanti e dei visitatori”. E Crissolo ha dimostrato di rispondere a tali esigenze.
La candidatura, sostenuta e promossa dal Club alpino italiano, è stata accettata lo scorso dicembre dal Comitato di selezione a Innsbruck, al termine di un percorso affatto semplice. Nel dossier si è posto l’accento sulle ricchezze del territorio di Crissolo, ambientali e archeologiche, che a breve andremo a scoprire insieme.
Crissolo, da dove deriva questo nome così particolare? Come riporta il sito Chambra.doc, portale gestito dall’associazione culturale Chambra d’Òc, impegnata nella tutela, promozione e diffusione delle lingue occitana e francoprovenzale e francese, siamo di fronte a una etimologia incerta.
Le ipotesi sono varie. Potrebbe derivare da creus (sito incavato) o dalla fusione di due termini, criptos ed eolo, con il significato di “luogo nascosto dai venti”. Alternativa potrebbe essere una origine dal greco crysos (oro), ipotesi da correlare alla presenza del metallo nella zona. E non è finita qui. Una ulteriore ipotesi lega Crissolo alla cristianità, potrebbe infatti derivare da christianorum solum, abbreviato in cri.solum, ovvero un suolo, una terra, di cristiani. In maniera similare da cri (abbreviazione di Christus) solus, ovvero un luogo in cui si venerava essenzialmente Gesù. Per concludere, vi è uno stemma del Comune, risalente a metà Ottocento, sul quale compare una scritta, Crisolito, una pietra preziosa, con rimando alla ricchezza di preziosi.
Ma l’etimologia non è certo l’unica curiosità da scoprire su questa piccola perla della Valle Po. Dicevamo che si tratti del Comune cui “appartiene” il Monviso. Vetta violata per la prima volta nell’agosto 1861 dall’alpinista inglese Mathews. Due anni più tardi, nell’agosto 1863, raggiunse la cima il primo italiano: Quintino Sella, 3 volte Ministro delle Finanze del Regno d’Italia e fondatore del Club Alpino Italiano.
La via classica di salita al Monviso è oggi la Normale, che vede come punto di partenza proprio Crissolo. Dal centro abitato si raggiunge il Pian del Re (2020 m), sede delle sorgenti del Po (vi si può arrivare anche in navetta) e da qui si sale fino al rifugio dedicato a Quintino Sella (2640 m), in circa 3 ore di cammino. Ancora 5 ore circa e si è in vetta (ragione per cui spesso si opta per spezzare l’itinerario in due, godendosi una bella notte in rifugio).
Al Monviso si può decidere di salire in vetta…o di girarci intorno! Un itinerario da provare è lo storico Giro di Viso. Un anello a più tappe, per un totale di 42 km che offre la possibilità di godere di panorami eccezionali. Oltre che dalla Valle Po, lo si può imboccare partendo dalla Valle Varaita o dalla valle francese de Guil. Servono tra 2 e 5 giorni per completarlo, a seconda del proprio allenamento, con possibilità di pernotto in molteplici rifugi. Il Giro di Viso consente di scoprire alcune delle meraviglie della zona, come i laghetti dalle acque verde-azzurro sul valico di San Chiaffredo (martire misterioso della Legione Tebea cui a Crissolo è anche dedicato un santuario). E ancora i magnifici pini cembri del Bosco de l’Alevé, gli specchi d’acqua dell’alta Valle Po o il celebre Buco di Viso.
Detto anche Galleria delle Traversette, il Buco è il più antico traforo delle Alpi. 75 metri di tunnel che collegano Italia e Francia (tra Crissolo e Ristolas). La galleria fu costruita nel 1440 a una quota di 2882 metri su volontà del Marchese di Saluzzo Ludovico II. Obiettivo era favorire i commerci tra il versante italiano e quello francese. Oggi è percorribile solo a piedi, ma badate bene, viene chiusa in inverno (apponendo delle assi di legno sull’accesso dal versante francese), per evitare danneggiamenti da accumulo di neve all’interno.
E per chi ami il sotterraneo, segnaliamo che a Crissolo si trovi una delle più importanti grotte del Piemonte, quella di Rio Martino, che sorge a una quota di 1530 metri sulle pendici di Rocca Granè.
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