Le nuove misure di pensionamento anticipato introdotte dall’INPS offrono opportunità interessanti, ma vanno valutate con attenzione.
Il sistema pensionistico italiano ha introdotto diverse soluzioni per il pensionamento anticipato, ognuna con le proprie specificità e vantaggi. Recentemente, l’INPS ha infatti presentato ufficialmente due nuove misure per chi desidera andare in pensione prima del raggiungimento dell’età pensionabile standard. Queste opzioni si rivolgono principalmente a lavoratori che hanno alle spalle lunghe carriere contributive, ma vanno valutate con molta attenzione.
Nonostante entrambe le nuove misure permettano di andare in pensione con qualche anno di anticipo, tra le due opzioni esistono delle differenze significative che possono influenzare in modo considerevole l’importo finale della pensione. È quindi fondamentale comprendere come funzionano e quali sono le loro implicazioni finanziarie sul lungo termine, soprattutto per chi cerca di massimizzare i propri benefici pensionistici.
Pensione anticipata INPS: le due nuove opzioni a confronto
Le due nuove misure introdotte dall’INPS sono la quota 103 e la quota 41 per i lavoratori precoci. Entrambe le opzioni richiedono lo stesso numero di anni di contributi, 41 anni, ma si differenziano per i criteri di accesso e per il metodo di calcolo della pensione:
- Quota 103 è accessibile a partire dai 62 anni di età.
- Quota 41 per i precoci, non ha un limite di età specifico, ma richiede che il lavoratore abbia versato almeno 52 settimane di contributi, prima dei 19 anni di età.
Queste differenze nei criteri di accesso significano che, a parità di carriera contributiva, l’importo della pensione può variare notevolmente. Il calcolo della pensione per la quota 41 è misto: per i periodi di lavoro fino al 31 dicembre 1995, si applica il metodo retributivo, mentre per i periodi successivi si utilizza il metodo contributivo. Se un lavoratore aveva accumulato 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, il metodo retributivo si estende fino al 31 dicembre 2011, rendendo il calcolo complessivo più favorevole.
Al contrario, quota 103 applica un metodo di calcolo meno favorevole che può ridurre significativamente l’importo della pensione. L’esempio pratico, fatto dal portale “Pensioni e Fisco”, può chiarire questa differenza: due lavoratori di 62 anni con 41 anni di contributi potrebbero andare in pensione nello stesso periodo, ma con importi diversi. Il lavoratore che può accedere alla quota 41 riceverà una pensione calcolata con il metodo misto, mentre l’altro, che non ha versato contributi prima dei 19 anni e quindi deve scegliere la quota 103, riceverà una pensione ridotta.
Le implicazioni finanziarie di queste differenze sono significative. La redazione di “Pensioni e Fisco” ha mostrato l’esempio di due lavoratori con un importo lordo mensile stimato di 2.500 euro. Il lavoratore che accede alla pensione con la quota 41 potrebbe ricevere l’intero importo, mentre l’altro lavoratore, costretto a scegliere la quota 103, potrebbe vedere il suo assegno ridursi a 1.750 euro. Questa differenza di oltre 700 euro al mese rappresenta una penalizzazione notevole per chi non riesce a soddisfare i requisiti della quota 41.