Il Cerro Torre, una montagna di 3102 metri, con ripide pareti battute dai venti gelidi della Patagonia, è stata a lungo conosciuta come “la montagna impossibile”. Si tratta, infatti, di una vetta che ha reso difficile la vita ai più grandi nomi della storia dell’alpinismo, insomma, una delle più complicate al mondo.
Proprio il Cerro Torre, però, è stata testimone di una delle più grandi imprese mai viste nella storia di questo sport. Parliamo, nello specifico, di quella compiuta da Gabriel Tschurtschenthaler nel 2021.
Già conquistare la sua vetta basterebbe per entrare nella lista delle leggende dell’alpinismo mondiale, ma in questa storia c’è un particolare in più.
Gabriel ha 36 anni, un’incredibile forza di volontà e un’ottima forma fisica, ma una capacità visiva ridotta del 90% a causa di una patologia che lo affligge fin dalla nascita.
C’è un film che documenta alla perfezione quanto siano incredibili le sue gesta, dedicato ad una delle prime grandi imprese dell’alpinista altoatesino: la salita dell’Ortles che, con i suoi 3905 metri, è la vetta più alta dell’Alto Adige. Le immagini mostrano Gabriel Tschurtschenthaler progredire con determinazione e costanza, salendo in quota fiducioso e felice, in compagnia dei suoi amici e compagni di cordata Vittorio Messini e Matthias Wurzer, guide alpine professioniste.
Gabriel è nato con questo problema agli occhi, nel corso della crescita ha poi avuto due cali improvvisi della vista, uno nell’adolescenza e l’altro intorno ai vent’anni.
Gabriel, proprio per le condizioni della sua vista, ama scalare all’alba, specialmente in quei luoghi dove il crepuscolo dura più a lungo, come il Cerro Torre, in Patagonia.
Nato nel cuore delle Dolomiti, Gabriel ha iniziato ad andare in montagna fin da piccolo, mentre ha scoperto la bellezza della montagna grazie ai trekking fatti durante l’adolescenza.
La lontananza dalle valli alpine, dovuta al suo trasferimento a Vienna, ha fatto crescere il lui la voglia di scalare quelle vette, così ha iniziato a seguire dei corsi di arrampicata e, nel 2015, ha affrontato la sua prima scalata, sulla parete nord della Cima Piccola, nel gruppo delle Tre Cime di Lavaredo. Da lì in avanti il suo legame con l’alpinismo diventò indissolubile. Dopo la montagna iniziò a passare alle scalate su ghiaccio, di cui si innamorò subito perché capisce che quel tipo di arrampicata gli permette di essere più libero e tranquillo, sul ghiaccio riesce a progredire più facilmente.
La fiducia e l’amicizia per lui sono fondamentali. Gli amici Vittorio e Matthias, che lo accompagnano in ogni avventura e impresa, gli permettono di compiere queste incredibili salite. Loro, invece, grazie a lui hanno imparato a percepire la montagna e l’alpinismo attraverso tutti i sensi.
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