Ormai non passa giorno senza che ci si senta dire che la pensione sarà un traguardo sempre più lontano e “misero”. Ma c’è anche qualche sorprendente eccezione.
Per chi oggi si affaccia sul mondo del lavoro la pensione è un grosso punto interrogativo. Le certezze sono solo due: arriverà solo molto in là negli anni, dopo svariati decenni di contributi versati, e (nella maggior parte dei casi) non sarà sufficiente a mantenere un tenore di vita dignitoso. Ce lo sentiamo ripetere tutti i giorni, e – dati alla mano – è la triste verità. E se invece vi dicessero che è possibile andare in pensione anche con soli 15 anni di contributi?
Oggi come oggi, la legge dice che per accedere alla pensione di anzianità bisogna aver compiuto almeno 67 anni di età e versato circa 20 anni di contributi, come stabilito dalla tanto discussa legge Fornero nell’ormai lontano 2011. Ma per fortuna è stata introdotta una modifica che potrebbe “aiutare” più di un lavoratore intenzionato a mettersi a riposo (molto) prima del termine canonico. Vediamo insieme come.
La “scorciatoia” per l’agognata pensione che cambia tutto
Da quest’anno è contemplata la possibilità di maturare un assegno previdenziale pari all’importo dell’assegno sociale, senza la necessità di raggiungere l’età di 67 anni e dopo aver versato solo 15 anni di contributi. Per usufruirne, occorre utilizzare le tre “deroghe Amato” e rispettare alcuni requisiti specifici. Per esempio, tutti i contributi devono essere stati versati entro il 31 dicembre 1992 e l’Inps deve aver autorizzato il versamento dei contributi volontari entro il 31 dicembre 1992. E ancora: il primo contributo dovrà essere stato versato 25 anni prima della richiesta di pensionamento.
Questo solo per citare i principali. Insomma, si tratta di requisiti piuttosto specifici e che non sempre possono essere soddisfatti. Ma chi può dovrebbe assolutamente approfittarne, in quanto il sistema di calcolo è estremamente vantaggioso. Infatti, in questo caso di tiene conto di due fattori importanti:
- il montante contributivo, cioè l’insieme dei contributi versati durante la carriera;
- l’età con cui una persona raggiunge la pensione.
Nel dettaglio, il montante contributivo viene moltiplicato per un coefficiente di trasformazione che aumenta con l’avanzare dell’età. Più sono alti i contributi, dunque, maggiore sarà l’importo che verrà riconosciuto al lavoratore. Una formula così la maggior parte di chi è ancora in piena carriera lavorativa oggi può solo sognarsela.