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Inflazione in calo in diverse città d’Italia, ma arriva subito una brutta notizia: i dati parlano chiaro

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Daniela Guglielmi

Le analisi Istat suggeriscono un abbassamento dell’inflazione in diverse zone d’Italia, ma i dati paragonati ai salari parlano chiaro.

Pare essere giunto il momento di un’inversione di tendenza per l’inflazione nelle principali città italiane: nel corso di un anno, è passata da quasi il 10% a tassi negativi, indicando una deflazione. Buone notizie, dunque, per gli italiani, visto che il 2023 si è chiuso con un modesto aumento del 0,6%. Nel corso dell’anno, invece, i prezzi al consumo hanno mostrato una crescita media del 5,7%. Sebbene sia una cifra modesta, rimane in netto contrasto con l’8,1% registrato nel 2022.

Andamento dell’inflazione: brutte notizie  – (gentechevainmontagna.it)

A segnare il maggior aumento è stata Perugia con un +1,7%, seguita da Napoli con un +1,3%. Al contrario, Bari e Palermo hanno registrato una deflazione, con una diminuzione dei prezzi rispettivamente del -0,6% e del -0,5%. Ciò che cattura maggiormente l’attenzione sono le evidenti disparità nei tassi di inflazione tra gennaio e dicembre. Ad esempio, Palermo è passata dall’11,7% di inflazione a gennaio al -0,5% a dicembre.

Dati simili sono stati riscontrati in tutto il paese, con variazioni leggermente più contenute: Milano, Roma, Torino, Napoli, Firenze e così via. Alla fine dell’anno, anche città come Ancona, Catanzaro e Potenza sono entrate in bilancio negativo.

In buona sostanza, come ci suggeriscono i dati Istat, nel Centro l’inflazione è rimasta stabile all’0,8%, nel Nord-Est è aumentata all’0,8%, mentre nel Sud è scesa allo 0,3% e nelle Isole è rimasta negativa al -0,6%. Ma, c’è un ma anche per coloro che hanno avuto un abbassamento dei costi.

Inflazione, salari in aumento ma non abbastanza: i dati

Nonostante il calo dell’inflazione, l’effetto negativo sull’economia italiana ha annullato la ripresa dei redditi delle famiglie, portandoli addirittura al di sotto dei livelli pre-pandemici con una perdita totale di oltre 6 miliardi di euro rispetto al 2019. Un dato importante, questo, che va a incidere particolarmente in alcune località territoriali.

Stipendi in aumento: il paragone con l’inflazione attuale – (gentechevainmontagna.it)

La buona notizia è che tra il 2019 e il 2023, il reddito medio delle famiglie italiane è aumentato, ma al netto dell’inflazione nel 2023 è ancora inferiore del 0,7% rispetto al 2019. Questo emerge da una rielaborazione dei dati Istat condotta da Cer e dall’Ufficio Economico Confesercenti sui redditi delle famiglie e sull’occupazione.

Le aree geografiche mostrano risultati variabili, con sette regioni con bilancio positivo, ma la maggior parte delle regioni ha subito una diminuzione del reddito medio reale, con la Sardegna e la Calabria tra le più colpite. Parallelamente, la ripresa dell’occupazione ha visto un aumento complessivo del numero di lavoratori, con la Puglia in evidenza per l’aumento significativo di occupati, mentre alcune regioni hanno visto un declino di occupazioni, con la Sardegna, la Calabria, il Molise e il Piemonte tra le più colpite.

Daniela Guglielmi

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