Il Governo Meloni dà il via libera alla stretta sul lavoro nero. Previste pesanti sanzioni per chi sgarra e fa ricorso al sommerso.
Il lavoro nero, si sa, è una delle piaghe del mondo del lavoro, dato che – oltre che a mal pagarli – lascia sguarniti i lavoratori da ogni tutela per permettere ai datori di lavoro di risparmiare sul costo della manodopera, a tutto svantaggio di chi fornisce braccia e gambe per realizzare i lavori.
Si tratta di uno di quei segni di inciviltà e di sfruttamento dei lavoratori contro i quali è necessario vigilare, tanto più in tempo che sembra aver dimenticato la dignità della persona del lavoratore, oltre che degli esseri umani in generale. A ricordarci questa urgenza del resto ha provveduto la festa dei lavoratori, celebrata proprio il 1° maggio.
Per questo motivo, il Governo Meloni ha pensato bene di dare un giro di vite sull’impiego del lavoro nero, una pratica corrente soprattutto nel campo dell’edilizia. La stretta decisa dall’Esecutivo non riguarderà però soltanto i grandi cantieri o gli appalti pubblici. Vediamo quali sono le novità in arrivo e le pesanti sanzioni che colpiranno chi si serve del lavoro sommerso.
Le norme contro il lavoro nero infatti andranno controllate e rispettate anche nei piccoli lavori di edilizia, come quelli per ristrutturare un appartamento. In caso contrario, scatteranno sanzioni anche salate. Lo prevede la norma introdotta nel decreto legge sulla coesione approvato dal CdM, che obbliga i committenti a verificare la congruità del costo della manodopera.
La norma anti-lavoro nero in realtà era già presente da qualche anno. Finora però era rimasta praticamente inapplicata dato che le multe scattavano solo nel caso di appalti superiori a 500 mila euro. Il decreto coesione ha abbassato a 70 mila euro la soglia, portandola cioè al costo medio per ristrutturare un appartamento. A firmare la dichiarazione di congruità dovrà essere il direttore dei lavori (generalmente l’architetto o l’ingegnere che hanno redatto il progetto).
Quando invece il committente non farà ricorso a dei professionisti dovrà redigere personalmente la dichiarazione di congruità. Rischiando fino a 5 mila euro di sanzione in caso di mancata presentazione. Sempre nell’ottica del contrasto al lavoro nero in campo edilizio, le sanzioni sono state estese anche ai piccolissimi appalti pubblici.
Fino ad adesso le sanzioni per la mancanza della dichiarazione di congruità nel pubblico si applicavano solo per appalti superiori a 150 mila euro. Con l’entrata in vigore del decreto non sarà prevista più alcuna soglia. Il giro di vite scatterà dunque per ogni genere di lavoro edilizio, indipendentemente dal valore.
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