Quante volte nella vita capita di riflettere sull’origine del nome di una “cosa”. Dai fiori alle città, dai fiumi alle costellazioni, ci si ritrova a pensare di tanto in tanto “chissà perché si chiama così?”. Una domanda che sorge spontanea quanto più i nomi risultino strani al nostro orecchio. Insoliti, divertenti, misteriosi, onomatopeici, talvolta senza senso. Le montagne non sono da meno. In Italia di nomi particolari associati a vette alpine e appenniniche se ne trovano innumerevoli. E molto interessante è andare alla scoperta della storia di ciascuno di essi per tentare di fornire risposta a quell’iniziale quesito: “Perché?”.
Cosa ci spinge a salire su una determinata vetta? Le risposte possono essere molteplici, dal tempo a nostra disposizione che condiziona la distanza massima cui si può spingere da casa al consiglio che ci è giunto da un amico o alla voglia di salire a una quota più elevata rispetto a quella precedentemente raggiunta. Tra le tante ragioni che possono orientarci in tale scelta va sicuramente annoverata la curiosità, che può essere alimentata anche semplicemente dal nome particolare di un rilievo, che affonda generalmente le sue radici in peculiarità della zona o storie e leggende del passato. Per i più curiosi ecco la top ten delle vette italiane il cui nome strappa inevitabilmente un sorriso e porta a chiedersi chi le abbia ribattezzate così, quando e perché.
Iniziamo il nostro viaggio tra le 10 vette dai nomi insoliti da quella che in assoluto presenta la denominazione meno consona a una montagna: Palazzo Borghese. Siamo proprio sicuri che non si tratti di un edificio storico? Ci troviamo nelle Marche, in provincia di Macerata, nel cuore del Parco nazionale dei Monti Sibillini, e Palazzo Borghese è realmente una vetta, alta 2.145 metri. Una torre rocciosa che in primavera si specchia in un laghetto effimero, la cui formazione deriva dallo scioglimento delle nevi invernali. Uno specchio d’acqua al cui interno vive un piccolo abitante, un chirocefalo detto “della Sibilla”, un po’ meno noto del “cugino” chirocefalo del Marchesoni che vive nel lago di Pilato. Ma andiamo al dunque, perché si chiama Palazzo Borghese? Secondo il filologo Pio Rajna, si tratterebbe di un travisamento di “Balzo Borghese”, la più antica attestazione cartografica del rilievo risalente a metà Ottocento. Vi è poi una seconda chiave di lettura, secondo cui la denominazione Palazzo deriverebbe dalla forma particolare delle due pareti verticali che caratterizzano la vetta, che ricordano due pilastri.
La seconda vetta che vi segnaliamo ha un nome perfetto per una gita di Halloween: Pizzo Baciamorti (2.009 m). Si tratta di una delle cime principali della Val Taleggio, nelle Orobie bergamasche e la medesima denominazione si ritrova anche nel Passo da cui si accede alla vetta, storico punto di collegamento tra la Val Taleggio e la Val Brembana. Sull’origine del macabro “baciamorti” nel corso dei secoli sono state sviluppate diverse teorie, che spaziano dalla evoluzione e mutazione di un originale toponimo (Maxione Mora) al riferimento a un antico trasporto dei taleggini morti in Val Brembana nelle loro località di nascita, transitando per il Passo Baciamorti.
Se c’è una montagna dal nome non solo strano ma anche confuso è certamente il Monte Mare, vetta di 2.020 m della catena delle Mainarde, situata al confine tra Lazio e Molise. La ragione del nome è semplice: in condizioni meteo ottimali, dalla cima è possibile osservare sia il Mar Tirreno sia il Mar Adriatico, oltre a grandi vette appenniniche tra cui il Gran Sasso.
Proseguiamo alla ricerca di nomi strani con il Monte Camicia che, con i suoi 2.654 metri, è la quinta vetta più alta del massiccio del Gran Sasso e si innalza a cavallo delle province abruzzesi dell’Aquila e Teramo. La montagna presenta un versante meridionale più dolce ed erboso e uno settentrionale aspro e roccioso. Ma di camicie non c’è ombra. Da dove deriva allora il nome? Non dal mondo dell’abbigliamento ma dai camosci, detti nel dialetto antico locale “camiccie”.
Palla Bianca. Il nome della vetta più alta delle Alpi Venoste ha un sentore di infanzia. Le due parole più semplici che si potrebbero scegliere per descrivere ciò che in fondo è: una montagna dalla cima arrotondata, ricoperta di ghiacci. In tedesco è nota come Weißkugel e rappresenta con i suoi 3.736 metri la quinta vetta più alta del Trentino-Alto Adige, dopo Ortles, Gran Zebrù, Cevedale e Zufallspitze, e la terza cima più alta d’Austria dopo Großglockner e Wildspitze.
Monte Gu non è il nome “vero” della vetta che stiamo per presentarvi, ma è in sostanza quello con cui è più nota. Stiamo parlando del Monte Pizzocolo (1.581 m) che si erge sulla sponda bresciana del lago di Garda. Il nome originale, Pizzocolo (in dialetto bresciano “pisocol”) deriverebbe da “pizzo” e “zoccolo” forse per la sua forma a zoccolo, oppure da “pinzocol” che in Val di Ledro e Alto Garda indica una “roccia sporgente”. Il nome Gu è associato alla cima dai tempi delle invasioni napoleoniche, e si ritiene essere una abbreviazione del francese “aigu”, aguzzo, rimandando alla somiglianza tra la parte sommitale e il naso di Napoleone.
Il Monte Toc, vetta di 1.921 metri delle Prealpi bellunesi, vede la sua storia intrecciarsi a una tragedia che ha segnato le Alpi: il disastro del Vajont. Il 9 ottobre 1963 una ingente frana si staccò dai fianchi del monte, per finire nel lago artificiale realizzato ai suoi piedi con la costruzione della diga del Vajont. L’acqua superò la diga, travolgendo Erto, Casso e Longarone. Il numero dei morti superò quota 1900. Il nome della vetta, che rientra nella categoria “nomi strani e anche un po’ onomatopeici”, in qualche modo dimostra che la tragedia, dovuta a errore umano, si sarebbe potuta evitare. In dialetto veneto Toc significa “pezzo, cadere a pezzi”. In friulano il significato è molto più chiaro: “marcio”. Una montagna soggetta a frane, decisamente non idonea alla realizzazione di una diga.
In Piemonte si trova una vetta dal nome che sa un po’ di frutta: Rocciamelone. Ma la frutta c’entra ben poco. Con i suoi 3538 metri di quota, il Rocciamelone è una montagna delle Alpi Graie che domina la Val di Susa. Il suo nome attuale avrebbe origini celtiche, derivando da “Roc Maol”, dove maol starebbe per sommità, a indicare che si tratti della vetta più alta della zona. Secondo altre fonti deriverebbe invece dal ligure “Roc Mulun” o “Roc Mulé”, da legarsi al termine “molek”, sacrificio umano.
A chiudere la top 10 dei nomi strani di montagna una coppia indivisibile: Polluce (4.091 m) e Castore (4.223 m), nel massiccio del Monte Rosa. Due vette, due nomi, una sola ragione. I due 4000 svettano l’uno accanto all’altro, separati dalla sella nevosa del Colle di Verra (3845 m), come due vette gemelle, da cui il rimando ai due gemelli della mitologia greca. Per la sua altezza minore, il Polluce è considerato il gemello piccolo, ma è anche il più frequentato dagli alpinisti.
Non solo possono semplificare la pianificazione di un'escursione, ma possono anche fornire supporto durante il…
Queste innovazioni nell'abbigliamento da trekking consentono agli escursionisti di godere appieno delle loro avventure outdoor…
Questo tipo di esperienza, soprattutto tra le maestose Dolomiti, permette di riscoprire l’equilibrio interiore e…
Una volta intrapresa l'escursione, rimanere vigili e interpretare correttamente i segnali che la natura offre…
Le opzioni disponibili si dividono principalmente in due categorie: softshell e hardshell. Scopriamo le differenze…
La formazione della condensa è influenzata da diversi fattori, tra cui l'umidità del terreno, la…