La relazione tra la pensione d’invalidità e l’indennità di accompagnamento. In tanti si interrogano. Ecco cosa dice la legge.
L’assistenza alle persone con ridotta capacità lavorativa è un tema centrale nella protezione sociale. Tuttavia, la complessità delle normative relative alle prestazioni economiche destinate agli invalidi civili può generare dubbi e incertezze, soprattutto riguardo alla compatibilità tra diverse forme di sostegno finanziario. Proviamo a fare chiarezza, alla luce di quanto sostiene la legge italiana.
Uno dei quesiti più frequenti riguarda la relazione tra la pensione d’invalidità e l’indennità di accompagnamento. La pensione d’invalidità è destinata a coloro che, tra i 18 e i 67 anni, presentano un grado di invalidità totale, pari al 100%, che li rende completamente incapaci di lavorare. Tuttavia, oltre al requisito sanitario, è necessario che il beneficiario abbia un reddito annuo personale inferiore a una determinata soglia, fissata a 17.920 euro nel 2023.
Questo tipo di pensione offre un supporto economico di 313,91 euro mensili per 13 mensilità all’anno, rivolto agli invalidi totali non abbienti. D’altro canto, l’indennità di accompagnamento è un beneficio destinato agli invalidi totali che non possono deambulare autonomamente o svolgere gli atti quotidiani senza assistenza.
Pensione d’invalidità e accompagnamento: tutto quello che c’è da sapere tra diritti e compatibilità
A differenza della pensione d’invalidità, l’indennità di accompagnamento è erogata per 12 mensilità e non è legata al reddito o all’età del beneficiario. Tuttavia, il pagamento di quest’ultima viene sospeso in caso di ricovero a totale carico dello Stato per più di 29 giorni.
La chiarezza sulla compatibilità tra questi due sostegni è fondamentale per coloro che ne fanno richiesta. Fortunatamente, la legge stabilisce che la pensione d’invalidità e l’indennità di accompagnamento siano prestazioni compatibili. Ciò significa che una persona riconosciuta invalida al 100% può ricevere entrambi i benefici economici fino al compimento del 67º anno di età, quando la pensione d’invalidità si trasforma in un assegno sociale sostitutivo.
È importante sottolineare che l’invalidità totale è un prerequisito sanitario per accedere all’indennità di accompagnamento. Senza di essa, non sarebbe possibile ottenere il secondo beneficio. Pertanto, la pensione d’invalidità è compatibile con l’indennità di accompagnamento riservata agli invalidi civili non deambulanti o incapaci di svolgere gli atti quotidiani.
Inoltre, la pensione d’inabilità per invalidi totali è compatibile anche con altre prestazioni erogate per cause diverse, come quelle dovute a guerra, lavoro o servizio, a condizione che siano riconosciute per patologie o menomazioni diverse. Tuttavia, la perdita dello status di invalidità totale comporta automaticamente la perdita dell’indennità di accompagnamento.
Al contrario, la revoca dell’indennità di accompagnamento non implica necessariamente la perdita della pensione d’inabilità, poiché un individuo potrebbe essere totalmente invalido ma in grado di deambulare o svolgere gli atti quotidiani autonomamente.