Rientri anche tu nella folta categoria dei pensionati? Fai attenzione, perché l’INPS può chiedere la restituzione di forti somme di denaro. Ecco chi si salva e chi no.
Una buona fetta della popolazione italiana rientra nella categoria dei pensionati, di conseguenza abbiamo a che fare con un tema alquanto delicato. Un cittadino medio paga contributi all’INPS, ovvero l’Istituto nazionale della previdenza sociale, per tantissimi anni, praticamente sin da quando inizia a muovere i primi passi nel mondo del lavoro.
Presso l’INPS devono essere iscritti tutti i lavoratori dipendenti pubblici o privati, nonché la maggior parte dei lavoratori autonomi che non abbiano una propria cassa previdenziale. Tale istituto è sottoposto alla vigilanza costante del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. La pensione è importante, perché rappresenta il giusto riconoscimento a ciò che un singolo individuo ha dato al proprio stato.
O almeno così dovrebbe essere. Chiaramente, però, non è semplice gestire sempre in maniera impeccabile la distribuzione delle somme di denaro. Non capita di rado, infatti, che l’INPS comunichi ad un determinato pensionato un errore nel conteggio degli importi dovuti. Ragion per cui si esige un rimborso da parte dello stesso pensionato.
In uno scenario del genere può nascere una problematica tutt’altro che indifferente, a maggior ragione se i soldi sono stati già spesi e non si ha più modo di pagare. Una domanda sorge spontanea: quando si deve restituire la pensione ricevuta indebitamente? Tutto passa anche dalla correttezza delle informazioni fornite dal diretto interessato.
Segnalazioni mancate o incomplete possono portare l’INPS a chiedere la restituzioni degli importi già precedentemente corrisposti. L’articolo 52 della Legge 88/1989 stabilisce che gli enti previdenziali possono rettificare le pensioni in ogni momento, in caso di errore di qualsiasi natura.
Restituzione della pensione all’INPS: ecco i requisiti per evitare il rimborso
Mentre per non restituire la pensione all’INPS, come sottolinea la sentenza 5984/2022 della Cassazione, è necessario che si verifichino contemporaneamente quattro requisiti. Innanzitutto il pagamento deve essere avvenuto sulla base di un provvedimento formale e definitivo.
Inoltre, deve essere stato notificato al soggetto interessato e deve essere attribuibile all’INPS, a prescindere da quale sia la sua natura. Infine, non deve sussistere il dolo da parte del pensionato. In assenza di anche uno solo delle condizioni sopra descritte, per il pensionato scatta l’obbligo di restituzione del denaro incassato. L’omessa comunicazione da parte del pensionato può avere significative ripercussioni legali e finanziarie.
In questo caso per la Cassazione viene meno l’assenza di dolo, di conseguenza è essenziale che i pensionati si mantengano scrupolosamente trasparenti nella comunicazione di ogni informazione che possa influenzare il loro diritto alla pensione o l’importo della stessa. Perciò esiste pure una responsabilità individuale, altrimenti sarebbe ancor più complicato proteggere un sistema previdenziale equo e sostenibile. Dettaglio che non può mancare in una società che si rispetti.