Per tutti coloro che hanno i debiti l’errore più grande potrebbe essere quello di rinunciare tacitamente alla prescrizione: cosa evitare.
La prescrizione civile rappresenta un importante principio giuridico che stabilisce un limite temporale entro il quale è possibile esercitare un diritto, soprattutto in merito ai crediti. Se il creditore non richiede il pagamento entro il periodo specificato perde il diritto di farlo. Allo stesso tempo potrebbe esserci una rinuncia esplicita alla prescrizione da parte del debitore, come previsto dal Codice Civile.
Tuttavia non tutti sono a conoscenza di questa possibilità e questo può portare a conseguenze finanziarie negative sia per il creditore che per il debitore. La rinuncia alla prescrizione può avvenire anche in modo implicito, senza una dichiarazione formale da parte del debitore, ma è comunque riconosciuta legalmente. La mancanza di consapevolezza riguardo alle modalità di rinuncia tacita alla prescrizione può quindi comportare rischi per entrambe le parti coinvolte.
Il debitore potrebbe accidentalmente rinunciare alla prescrizione, trovandosi così obbligato a saldare un debito che altrimenti sarebbe considerato estinto per legge. Al contrario, il creditore potrebbe trascurare l’opportunità di richiedere il pagamento nonostante siano scaduti i termini legalmente validi. In questo senso è importante essere informati su questo aspetto del diritto.
Debiti, non rinunciare alla prescrizione: perché potrebbe essere un errore
La rinuncia alla prescrizione, nel contesto del diritto civile, è disciplinata dall’articolo 2937 del Codice Civile. Tale norma stabilisce che la rinuncia può essere effettuata solo dal soggetto legittimato a far valere il diritto soggetto a prescrizione. Perché la rinuncia abbia efficacia è necessario che siano trascorsi i termini di prescrizione previsti dalla legge senza interruzioni. La rinuncia può manifestarsi attraverso comportamenti che evidenziano chiaramente l’intenzione di rinunciare alla prescrizione, anche se non viene espressamente dichiarata.
Il Codice Civile non fornisce esempi specifici di comportamenti costituenti rinuncia, poiché tali modalità possono variare a seconda delle circostanze. La giurisprudenza offre numerosi precedenti che chiariscono quali azioni possano configurare rinuncia e quali no. Va sottolineato che la rinuncia, sia essa tacita o esplicita, ha effetto solo dopo il completamento dei termini di prescrizione. Pertanto le rinunce preventive non sono ammissibili, altrimenti la funzione della prescrizione sarebbe compromessa.
Non è necessario che il soggetto che rinuncia sia consapevole del termine di prescrizione. È sufficiente che la rinuncia sia espressa da chi ha il diritto di far valere la prescrizione, come ad esempio il debitore o un’altra parte diversa dal titolare del diritto prescritto. Per quanto riguarda la rinuncia tacita, la sua validità può essere contestata in sede giudiziaria dal titolare del diritto prescritto, dimostrando i requisiti necessari per la rinuncia stabiliti dal Codice Civile.
Atti come il versamento di un acconto, l’offerta di un pagamento o la richiesta di una dilazione, effettuati dopo la scadenza dei termini di prescrizione del debito, indicano che il debitore non intende esimersi dall’adempimento e, pertanto, implicitamente rinuncia alla prescrizione. Allo stesso tempo è importante sottolineare che la rinuncia deve essere inequivocabile e non ammettere interpretazioni ambigue.