Che cosa comporta l’approvazione del Decreto Superbonus e quali sono i possibili rischi per famiglie, condomini e imprese?
Si sta molto parlando nelle ultime settimane di Superbonus ed il motivo, anche se di fatto questa misura non è più accessibile, è legata alle modalità di rimborso stabilite dal governo mediante l’approvazione, pochi giorni fa, di un Decreto ad hoc da parte della Camera. A lanciare per primi l’allarme sui possibili effetti negativi è stata l’Associazione bancaria italiana spiegando che potrebbero riguardare famiglie e condomini ma anche istituti di credito e condomini.
Oltre all’Associazione Esodati del Suerbonus che sottolinea come le nuove disposizioni contenute nel Decreto potrebbero andare a colpire fino a un milione e mezzo di nuclei familiari oltre a mezzo milione di professionisti. Cosa succederà, dunque, e quali saranno le restrizioni con le quali già nel corso del 2024 bisognerà fare i conti?
L’approvazione del Decreto Superbonus è avvenuta con 150 voti favorevoli e 109 contrari: la misura è già stata soprannominata “Taglia incentivi” ed è divenuta operativa sotto forma di norma dopo l’approvazione del 16 maggio scorso al Senato, con il testo che non è stato oggetto di modifiche nel passaggio alla Camera.
Finalità del Decreto è quella di contenere il più possibile quelli che sono gli impatti a livello fiscale del Superbonus e le misure introdotte vanno in tal senso, ma comprendono anche una serie di effetti retroattivi che preoccupano e che hanno provocato anche alcune scintille, tra i membri della maggioranza di governo.
Le restrizioni sono molteplici: vengono eliminati cessione del credito e sconto in fattura per gli interventi su immobili di Terzo Settore, cooperative e IACP oltre che per gli interventi atti a rimuovere le barriere architettoniche.
Solo le zone colpite dai terremoti, del 2009 e del 2016, potranno continuare ad utilizzarli mentre tutte le altre zone colpite da altri eventi sismici rimarranno escluse, pur continuando a ricevere contributi per la ricostruzione. Ancora, il periodo di detrazione verrà esteso da quattro a dieci anni per le spese sostenute da inizio 2024 mentre dal 1° gennaio 2025 diventerà effettivo il divieto di compensazione crediti con contributi previdenziali.
Oltre alle famiglie con lavori già avviati, le conseguenze negative del Decreto interesseranno anche le banche, specialmente per quanto riguarda la decisione di interrompere la compensazione dei crediti di imposta mediante contributi previdenziali. Considerata una stretta molto impattante legata alla cessione del credito e allo sconto in fattura, che va ad aggiungersi alle restrizioni già presenti.
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