Secondo un sondaggio condotto da Ipsos per conto di Uncem, uno su dieci italiani desidera vivere in montagna. Le motivazioni sono varie, con la fuga dallo stress e il desiderio di respirare aria pulita a stretto contatto con la natura in cima alla lista. Tuttavia, emergono anche preoccupazioni che limitano questa tendenza, tra cui lo spopolamento di queste aree, le sfide nei collegamenti e le limitate opportunità di lavoro e sviluppo per i giovani. Ma è davvero una buona idea trasferirsi in montagna? Vediamo la risposta a questa domanda.
Decido di cambiare tutto e trasferirmi in montagna. È quanto immagina un italiano su dieci, secondo un sondaggio elaborato da Ipsos per conto di Uncem, l’Unione Nazionale dei Comuni e degli Enti Montani. Ma non è tutto, poiché altri due su dieci hanno espresso la volontà con una probabilità “piuttosto alta” di trasferirsi in alta quota, mentre per uno su quattro l’idea piacerebbe molto.
L’indagine, dal titolo “Percezione e opinioni degli italiani sulle aree montane del Paese“, aveva un chiaro obiettivo: catturare con numeri e analisi la prospettiva futura delle zone montane, al fine di migliorarne la fruizione e contrastare lo spopolamento. Un fenomeno che oltre la metà degli italiani (52%) considera una “emergenza nazionale”.
Ma quale motivo ha spinto gli intervistati a optare per una vita tra le montagne? Le ragioni sono varie, ma spicca in particolare il desiderio di sfuggire allo stress e alla frenesia della città, cercando rifugio in un ambiente più tranquillo immerso nella natura.
Nell’immaginario collettivo, la montagna rappresenta, infatti, sinonimo di aria pulita (67%), contatto con la natura (65%), silenzio e serenità. Per oltre la metà del campione esaminato, la vita in alta quota viene percepita come “molto diversa” da quella cittadina.
Non mancano coloro che considerano l’aspetto finanziario, con il 21% che potrebbe contemplare il trasferimento in montagna per il minor costo della vita, mentre il 18% è intrigato dagli incentivi economici.
Tuttavia, ci sono anche aspetti negativi nelle aree montane che destano preoccupazione in coloro che stanno valutando di trasferirsi qui. Come menzionato, c’è il problema dello spopolamento, affiancato da preoccupazioni legate al cambiamento climatico (per il 45%) e alla trascuratezza (41%).
La montagna, sebbene sia sinonimo di tranquillità, ha un prezzo e non tutti sembrano disposti ad accettarlo. Sorgono dubbi sull’accessibilità ai servizi di base e sui collegamenti con i centri urbani (26%), insieme a perplessità sulle prospettive per i giovani (25%) e la limitata disponibilità di opportunità di lavoro (21%).
Inoltre, c’è chi, senza necessariamente aspirare a stabilirsi in alta quota, apprezza trascorrervi del tempo. La montagna, infatti, risulta “molto piacevole” per circa un terzo degli intervistati e “abbastanza” per un ulteriore 44%. Nel complesso, il 7% degli italiani vi si reca almeno una volta al mese, mentre il 13% concede a se stesso una vacanza in montagna almeno una volta all’anno, con tre persone su quattro che dichiarano di sentirsi “a proprio agio” in questo contesto.
Gli appassionati della montagna amano dedicarsi al relax (77%), assaporare prodotti tipici (60%) ed esplorare luoghi di interesse culturale (47%). Sorprendentemente, questi luoghi non sono prevalentemente destinati a pratiche sportive e sciistiche, con solo il 28% che ha dichiarato di impegnarsi in attività sportive e fisiche in montagna. Lo sci invernale è praticato solo dal 29%, mentre la montagna si rivela molto più amata per passeggiate e trekking, con un impressionante 92%.
Come tutte le scelte che prendiamo nella vita, anche questa racchiude fattori negativi e positivi. Certamente la densità abitativa in montagna è inferiore, ma è possibile instaurare relazioni sociali anche nei piccoli comuni, contrariamente a quanto suggeriscano gli stereotipi. Anzi, grazie alla stretta connessione tra i cittadini, le interazioni sono più frequenti e di migliore qualità rispetto al contesto urbano.
Se la tua priorità dovesse essere quella di trovarsi costantemente in mezzo a molte persone, la montagna potrebbe non essere la scelta adatta per te. Tuttavia, se prediligi un ambiente più tranquillo, rilassato e autentico, potresti trasferirti senza problemi, a condizione ovviamente di evitare località troppo isolate.
Un aspetto cruciale in questa decisione di vita è il settore lavorativo. Per molti decenni, la montagna è stata svantaggiata, con opportunità di lavoro nettamente inferiori rispetto alle città e alle pianure. Dall’immediato dopoguerra in poi, mentre nella bassa si sviluppavano aziende e industrie, generando centinaia di posti di lavoro, le vallate alpine subivano uno spopolamento crescente. I giovani abbandonavano le loro terre d’origine alla ricerca di opportunità lavorative stabili in pianura, nelle metropoli o addirittura all’estero.
Oggi, sebbene questa disparità non sia del tutto superata, grazie alla digitalizzazione e all’ampia diffusione dello smart working, si sta parzialmente attenuando.
Per le montagne, questa situazione si configura come una vasta opportunità di crescita. Sempre più comuni stanno adottando misure per gestire l’afflusso di professionisti. Queste iniziative vanno dal potenziamento della fibra ottica e della connettività Internet alla creazione di spazi dedicati al coworking. Siamo appena agli inizi. Se le cose proseguiranno nella giusta direzione, nel giro di poco tempo, le nostre amate montagne potranno, almeno in parte, assistere a un ritorno della popolazione locale.
Da sempre, vivere in alta montagna ha comportato sia sacrifici che vantaggi. Oltre a quelli esaminati finora, ve ne sono altri che possono influenzare le scelte e la qualità di vita degli interessati.
Le criticità più comuni comprendono sostanzialmente:
– Servizi essenziali ridotti: purtroppo, molti borghi presentano servizi limitati, con ambulatori medici assenti o con orari ridotti, mancanza di varie attività commerciali, assenza di farmacie, scuole di vario ordine e grado e trasporto pubblico limitato.
– Viabilità più difficoltosa: le strade di montagna differiscono da quelle cittadine o di pianura, soprattutto in inverno quando il gelo e la neve possono rappresentare ostacoli seri, specialmente per i cittadini non abituati o privi di mezzi appositi.
– Maggiore distanza dalla “civiltà”: nonostante possa sembrare una descrizione ironica, la lontananza da ospedali, ambulatori medici, scuole superiori, università, centri sportivi, piscine e servizi simili può costituire un serio problema per diverse categorie di persone, come anziani, famiglie con figli in età scolastica, malati cronici, e altri, portando talvolta a rinunciare al sogno di trasferirsi proprio a causa di queste criticità.
Per alcune di queste sfide, come ad esempio la viabilità, può esserci una soluzione, mentre purtroppo per altre no. La creazione di università, scuole superiori, ospedali e servizi simili in piccoli borghi risulta impraticabile. Chi valuta un trasferimento deve consapevolmente accettare alcune limitazioni necessarie imposte da questi luoghi.
Passiamo ora ad analizzare i vantaggi che la montagna sa offrire:
– Qualità della vita: queste tre parole, di per sé, basterebbero a giustificare la scelta di trasferirsi. Chi ama le montagne sa di cosa sto parlando. Esprimere il concetto a parole è estremamente difficile. Certi luoghi sanno trasmettere pace e serenità a chi li vive, con l’assenza di traffico, stress, criminalità e inquinamento che rende le montagne luoghi incantati, dove trascorrere la propria vita diventa una fonte quotidiana di gratificazione.
– Contatto con la natura: è scientificamente provato che l’uomo, in quanto animale, trae benessere e salute dal quotidiano e prolungato contatto con il mondo naturale che lo circonda.
– Minor costo della vita: voci di costo importanti come le utenze domestiche, il cibo (grazie all’autoproduzione) e, soprattutto, gli immobili sono sensibilmente più bassi rispetto alle grandi realtà urbane. L’unica eccezione potrebbe essere il riscaldamento, ma è possibile risparmiare anche in questo caso.
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