Il 3 luglio 2022 sul ghiacciaio della Marmolada si verificava un distacco improvviso. Una valanga di acqua, ghiaccio e detriti travolse decine di alpinisti, uccidendone 11. A distanza di un anno dalla tragedia, sulle Alpi nasce un nuovo sentiero, in memoria di due delle vittime: Emanuela Piran e Gian Marco Gallina.
Emanuela, 33enne di Bassano del Grappa e Gian Marco, 36enne originario di Montebelluna, erano due fidanzati, con una comune passione per la montagna. Quella passione che il 3 luglio 2022 li ha portati a legarsi ancora una volta, per l’ultima volta, in cordata sul massiccio della Marmolada. Il sentiero che porterà i loro nomi è stato inaugurato nei giorni scorsi sul Col Bonato, in località Magnola, nel massiccio del Grappa.
Un sentiero per ricordare l’amore di Emanuela e Gian Marco
Quel tragico 3 luglio, Emanuela e Gian Marco avevano raggiunto la Marmolada per affrontare una ascesa in una cordata composta da 4 membri. Assieme a loro vi era infatti Davide Miotti, 51 anni, era una esperta guida alpina, accompagnato dalla compagna 46enne Erica Campagnaro. Non era la prima volta che i due fidanzati si affidavano all’esperienza di Miotti per salire tra le vette dolomitiche.
Una uscita come tante altre, condotta in una bella giornata di sole in piena estate, trasformatasi in tragedia nel primo pomeriggio. Erano circa le 13:43 quando dalla calotta sommitale del ghiacciaio della Marmolada si staccava una massa di acqua, ghiaccio e detriti rocciosi pari a circa 64.000 tonnellate (come riportato nel primo articolo scientifico volto a identificare le cause del distacco, pubblicato nei mesi scorsi sulla rivista scientifica Science Direct). Secondo le ricostruzioni degli esperti il distacco è avvenuto sul versante settentrionale del massiccio, a una quota di circa 3200 metri, coinvolgendo una porzione di ghiacciaio separata dalla massa principale, non lontano da Punta Rocca.
Un evento prevedibile? Assolutamente no. Come dichiarato dal coordinatore dello studio, il professor Aldino Bondesan dell’Università di Padova, vi sarebbero stati almeno due meccanismi alla base del distacco, che oggi riusciamo a posteriori a ricostruire, ma che non sarebbero stati prevedibili dagli scienziati in quanto il ghiacciaio non è oggetto di un monitoraggio. “Il distacco – stando alle parole dell’esperto – è stato in gran parte causato da un cedimento lungo un crepaccio mediano, in parte occupato da un enorme volume di acqua di disgelo generato dalle temperature altamente anomale della tarda primavera e dell’inizio dell’estate. Al momento dell’evento erano stati raggiunti in quota i 10.7 ◦C. La fitta rete di crepacci, insieme alla morfologia e alle proprietà della superficie rocciosa basale, ha predisposto questo settore glaciale al collasso, la cui causa scatenante è da individuarsi nella pressione sovrastante causata dall’eccesso di acqua di fusione.”
La valanga di acqua, ghiaccio e detriti scese verso valle a grande velocità, percorrendo oltre 2 km e travolgendo gli alpinisti lungo il suo percorso. Quanti? Per definire con precisione il numero di vittime e feriti ci vollero giorni. Nelle prime ore a seguito dell’incidente e dell’immediata attivazione della macchina dei soccorsi, si ipotizzarono almeno 5 morti. Un numero destinato a salire nei giorni successivi, in un crescendo di apprensione da parte dei familiari dei dispersi e di un progressivo affievolimento delle speranze di ritrovare in vita i propri cari. In totale le vittime registrate furono 11. I feriti 7.
I nomi di Emanuela e Gian Marco sono rimasti per giorni nella lista dei dispersi, fino al ritrovamento e al riconoscimento dei loro corpi. L’ultima speranza si è spenta il 9 luglio 2022. Entrambi erano grandi sportivi, oltre che appassionati di montagna. Gian Marco era un bravo nuotatore, aveva gareggiato nel Montebelluna Nuoto fino alla categoria juniores. Diplomatosi geometra, operava nel settore edile. Emanuela invece lavorava in una palestra. Insieme avevano scelto di vivere in una frazione di Asolo, sognando un giorno di gestire una attività in montagna o diventare rifugisti. La Marmolada era tra le loro mete preferite e non era certo la prima volta che i loro scarponi toccavano quelle nevi.
La valanga ha spezzato le loro vite, il loro amore, ma grazie all’impegno delle famiglie tale legame resterà imperituro. Nel corso di un anno i familiari si sono resi protagonisti di una serie di piccoli grandi gesti. L’intitolazione del sentiero ai due fidanzati arriva infatti a un semestre di distanza da una precedente iniziativa, condotta in memoria di Emanuela e Gian Marco, a beneficio della comunità. Nel garage di casa dei due ragazzi era rimasta senza padrone una parete attrezzata da boulder. Le famiglie hanno avviato un passaparola per segnalare l’intenzione di volerla regalare. Tale voce ha raggiunto la palestra di arrampicata indoor di Borso del Grappa, i cui titolari si sono fatti avanti. Ed è così che la parete ha trovato una nuova casa.
“Il ricordo di Emanuela e Gian Marco resterà per sempre, ora anche fra le mura della nostra palestra – aveva dichiarato in tale occasione alla redazione de il Dolomiti il titolare della palestra. Alla inaugurazione della parete presso la palestra, avvenuta il 14 ottobre 2022, ha partecipato anche l’alpinista di Erto Mauro Corona. Molto interessante è la destinazione d’uso della parete: niente adulti, via libera ai bambini! Grazie alla installazione di specifici appigli la parete è stata resa fruibile anche da parte delle scuole.
Un ulteriore gesto di generosità è stato condotto dai familiari a seguito della messa in suffragio dei ragazzi, durante la quale sono state raccolte delle donazioni. In occasione della inaugurazione del sentiero del Col Bonato, i genitori dei due fidanzati hanno tenuto a informare la collettività di aver provveduto a consegnare tali somme in Comune a Canazei, alla presenza del primo cittadino Giovanni Bernard e dei rappresentati di tutte le realtà coinvolte nel recupero delle vittime, al “Gruppo Piloti Droni” della seconda zona Dolomiti bellunesi del Cnsas Veneto.
“Un grazie per il conforto ricevuto – si legge in una nota diffusa dalle famiglie – a monsignor Antonio Genovese, don Andrea Guglielmi, don Domenico Pellizzer, don Mario Bravin, ai sindaci e alle comunità per la vicinanza nel rispetto del nostro dolore. Infine, grazie a chi ci è stato vicino e continua a esserlo come in quei giorni”.
Come precisato dai familiari nel corso della inaugurazione del sentiero, il memoriale di Col Bonato è da considerarsi dedicato non solo a Emanuela e Gian Marco ma a tutte le vittime della tragedia della Marmolada.