Sapevate che esiste una disciplina sportiva che si chiama Orienteering? Altrimenti nota anche come “sport nei boschi”.
Si tratta di un’attività che consiste in una corsa di orientamento, la quale viene solitamente praticata nei boschi in montagna, ma che si può svolgere anche nei parchi pubblici cittadini, nei centri storici, in campagna o essenzialmente dovunque si voglia.
Vediamo meglio di cosa si tratta e cosa serve prima di mettersi in marcia.
Disciplina sportiva nata in Norvegia sul finire dell’Ottocento, l’Orienteering si è diffusa a macchia d’olio in tutta Europa negli ultimi decenni, trovando un discreto successo anche in Italia.
Molte sono, infatti, le persone che oggigiorno nello Stivale decidono di confrontarsi con questa attività, mettendo alla prova il proprio senso dell’orientamento.
Come suggerisce il nome, l’Orienteering è uno sport il cui scopo è quello di completare un determinato percorso nel minor tempo possibile, lasciandosi aiutare da una bussola e da una cartina topografica.
Necessario, dunque, per chi pratica questa attività è conoscere le nozioni fondamentali di due materie come la topografia e l’orientamento, oltre che essere dotati di una buona condizione atletica che possa permettere di giungere a destinazione rapidamente.
Affinché la prova sia valida, è necessario seguire un percorso stabilito e toccare i punti intermedi – le cosiddette lanterne – scelti dagli organizzatori dell’evento di Orienteering al quale si partecipa. Il tutto, come detto, nel minor tempo possibile.
Si tratta quindi di una gara di velocità e precisione, la quale trova un ambiente naturale nei boschi di montagna, o comunque nel bel mezzo della natura, ma che può essere svolta anche tra le vie di una città.
A praticare l’Orienteering sono sia amatori che professionisti, tanto che in Italia esiste anche la FISO, ovvero la Federazione Italiana Sport Orientamento.
Quest’ultimo è un organo molto utile anche per chi si approccia all’Orienteering per la prima volta, dal momento che diversi sono i consigli e le linee guida indicate sul sito ufficiale della federazione.
Per esempio, la FISO spiega come per praticare l’Orienteering non sia necessaria alcuna attrezzatura particolare. Solo la bussola è indispensabile, mentre un normale abbigliamento sportivo e delle scarpe da running possono essere indubbiamente d’aiuto.
Per quanto riguarda le gare, al momento dell’iscrizione ogni partecipante riceve un pettorale e un cartellino testimone, il quale dovrà essere punzonato o timbrato nel corso della gara ogni volta che si passerà per quello che possiamo definire una sorta di checkpoint.
Al momento della partenza ogni concorrente riceve la carta del terreno di gara su cui sono cerchiati i punti di controllo (la partenza è invece segnata con un triangolo) e il via viene dato a intervalli regolari, lasciando passare qualche minuto tra un atleta e l’altro.
Lo svolgimento della gara prevede poi che ogni partecipante raggiunga i punti di controllo nell’esatta sequenza in cui sono numerati sulla cartina consegnata al via. Qui troverà delle lanterne (segnale bianco e arancio), dove ogni atleta dovrà marcare il proprio cartellino testimone. Solo così si potrà dimostrare di essere passati dal punto esatto.
Una volta giunti al traguardo, un giudice rileva il tempo totale di gara di ogni singolo atleta e ritira il suo cartellino testimone, così da poter verificare il regolare svolgimento della prova.
Vince chi avrà impiegato meno tempo a percorrere il tracciato completo e senza errori.
Per via della sua natura, l’Orienteering è uno sport adatto alla maggior parte delle persone, ovviamente se praticato in maniera consapevole.
Da tener presente è sempre la propria condizione atletica, la propria conoscenza della topografia e dell’orientamento e il terreno sul quale si andrà a svolgere l’attività.
Se praticato con giudizio e senza esporsi a inutili pericoli, l’Orienteering può rivelarsi uno sport perfetto per trascorrere una giornata piacevole anche con amici e familiari, così come un’ottima attività di team building aziendale.
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