All’estremità delle Americhe, l’ultima città che si incontra è Puerto Williams, un remoto avamposto cileno sul Canale di Beagle. Gli escursionisti conoscono questo luogo come l’inizio del percorso di trekking più meridionale della Terra. Il Circuito Dientes di cinque giorni intorno all’isola di Navarino inizia e termina a Puerto Williams. Il vero fascino è soprattutto nei pinnacoli frastagliati della catena montuosa Dientes de Navarino. Qui, gli intrepidi escursionisti trovano fitte foreste di alberi di Nothofagus che conducono a torbiere, laghi e aspri passi alpini con vista a sud verso Capo Horn, l’ultimo lembo di terra prima dell’Antartide.
Un luogo selvaggio
Il Circuito Dientes risale alla fine degli anni ’90. Poco utilizzato negli anni successivi, ha comunque sviluppato un seguito di culto. Il circuito inizia con una rapida salita di due miglia al Cerro Bandera, che offre ampie vedute sul Canale di Beagle. Da qui gli escursionisti seguono la Valle del Robalo fino alla Laguna del Salto. Il secondo e il terzo giorno si prevede un’arrampicata sui passi rocciosi delle montagne, per poi sprofondare nelle umide foreste di faggi per dormire accanto alle lagune alpine, dove il muschio della palude di Magellano fa sembrare il sentiero un’enorme spugna bagnata. Il quarto giorno è in gran parte in salita, attraversando il Paso Virginia roccioso e battuto dal vento fino al lato nord di Dientes de Navarino. Il quinto giorno, al contrario, è per lo più in discesa verso Puerto Williams attraverso una foresta abitata dai picchi di Magellano.
Da novembre a marzo, stagione escursionistica, le temperature raggiungono un massimo di 50 gradi Fahrenheit a Puerto Williams e scendono ben al di sotto dello zero sui passi di montagna. Tra gennaio e febbraio capita di trovare molta neve la mattina e il sole cocente al pomeriggio. A metà marzo vi sono le vere tempeste di neve.
I castori
Gran parte del Circuito Dientes si trova al di sopra della linea degli alberi dove non esiste un percorso definito. Le aree boschive pongono diversi ostacoli, tra cui radici sconnesse, fitte paludi e spessi cespugli di calafate. La sfida più grande, tuttavia, sono i castori, le cui dighe deviano il percorso ogni anno. Ci sono circa 60 mila castori solo sull’isola di Navarino, che hanno distrutto le foreste altrimenti incontaminate dell’isola. Qua, i castori vengono uccisi per l’artigianato e la cucina locale: la carne di castoro è ricca di fibre e proteine. I castori creano un habitat ideale per altre specie introdotte, come visoni e topi muschiati.