Il mese di novembre rappresenta una fase di transizione, uno specie di pausa tra i colori vivaci dell’autunno e il bianco puro dell’inverno. Frequentemente, le cime montuose sono già abbellite dalla prima nevicata. Durante certi anni, il manto nevoso arriva anche alle altitudini più modeste, trasformando la vista in una fusione estetica di autunno e inverno.
Le opzioni di trekking sono molteplici e possono variare a seconda dell’anno. Puoi optare per una passeggiata lungo percorsi di altitudine non troppo elevata, o occasionalmente, potresti voler tirare fuori le racchette da neve. In rari casi, potresti persino usare gli sci.
La maggior parte dei rifugi sono chiusi, sebbene potrebbe esserci la possibilità che alcuni siano operativi durante il fine settimana. È comunque raccomandato informarsi in anticipo. Anche nel caso in cui la destinazione di un percorso sia un bivacco, un luogo tipicamente sempre accessibile, è consigliabile verificare la sua utilizzabilità attraverso il proprietario, specialmente nel caso in cui non sia di proprietà del CAI ma privata.
Nel mese di novembre, il clima tende a cambiare drasticamente, con un notevole sbalzo termico. Di conseguenza, è fondamentale prestare particolare attenzione all’abbigliamento, scegliendo materiali tecnici appropriati o optando per l’abbinamento a strati, un suggerimento forse un po’ datato, ma ancora efficace. È importante anche tener conto delle ore di luce che diminuiscono e richiedono una pianificazione più attenta delle attività all’aperto.
Due itinerari ricchi di bellezza, di natura incontaminata e di colori accessi, perfetti da organizzare in questo periodo magico dell’anno.
Casa di Caccia di Orvieille nel Parco Nazionale Gran Paradiso
Passeggiata autunnale verso l’Orvieille Hunting Lodge nel Parco Nazionale del Gran Paradiso. Un percorso attraverso la Valsavarenche, popolato da vivaci larici e le acque limpide del Lago Djouan, che riflettono la cima della Grivola. È possibile incrociare gli animali che vivono nel parco, specialmente camosci e stambecchi. Si gode di una vista panoramica sul Gruppo del Gran Paradiso.
Procedendo da Dejoz, il viaggio continua verso Eaux Rousses, terminando vicino all’Hostellerie du Paradis, dove si può parcheggiare. Il percorso inizia vicino a un cartello che indica un “sentiero natura”. Il cammino attraversa un lariceto, seguendo una facile strada reale in salita. La salita è costante ma lieve e durante alcuni tornanti, si guadagna altitudine.
Si continua a salire nel bosco, con alcune viste affascinanti sia sulla valle sottostante che sul Ciarforon. Si scelgono di ignorare alcune divergenze (le indicazioni verso la destinazione sono comunque evidenti), finché non si raggiunge l’area di pascolo, abbastanza aperta, dove si continua a percorrere il sentiero lastricato che ritorna brevemente in un gruppo di larici. Alcune curve portano a un pascolo piuttosto in pendenza, fino ad un incrocio.
Evitando il sentiero per Punta Bioula (8a), si procede fino ad un’ampia e vicina radura che ospita l’edificio della Casa di Caccia di Orvieille (2168m; approssimativamente 1.30 ore di camminata dalla partenza), situata in un luogo con una vista panoramica. Da tale posizione, si può godere di una vista che si estende fino al Gran Combin, un’imponente montagna bianca posta dietro la vallata di Aosta.
Cammino Balteo, da fare in due giorni
Lungo il Percorso Balteo, si racconta la storia attraverso gli splendidi ponti. Questo itinerario si trova nella Valle del Lys, una bassa altitudine con sentieri non molto popolari, ideali per questo periodo dell’anno. Il tragitto unisce la bellezza della natura con la meraviglia di vari monumenti e esempi di architettura alpina.
Il punto di partenza del Percorso Balteo è il ponte e segue la sponda destra dei vigneti del Lys fino al villaggio di Perloz, un angolo medievale affacciato sulle pendici scoscese del Mont de Beuby. Nonostante la sua estensione non superi i 23 km2, Perloz offre numerose attrazioni culturali, comprese le dimore padronali del casato di Vallaise, lo spirito mistico del santuario di Notre Dame de La Garde, il museo all’aperto di Chemp e il museo della Resistenza Partigiana. Se avete la fortuna di essere lì nei prossimi giorni, potreste avere l’opportunità di assistere alla famosa Battaglia delle Capre (anche se non c’è la “categoria becchi”).
Partendo dalla piccola chiesa di Perloz, si procede nella vallata seguendo il Chemin de la Paroy fino ad arrivare al Ponte Moretta. Questo ponte è caratterizzato da un imponente arco di pietra che domina l’impeto del fiume Lys. Il fiume, costretto in una scura e profonda gola, esplode in un fragore intenso. A contrastare tale tumulto della natura, si trova sopra la sommità del ponte un piccolo oratorio ricco di affreschi. Sul lato opposto del fiume, si trova la tranquilla e piccolissima frazione di Tour d’Héréraz. La torre medievale, da cui il villaggio prende nome, è tra le più antiche di tutta la regione.
Continuando lungo il corso del Lys, ci troviamo all’ingresso della valle di Gressoney, la nostra destinazione è Lillianes. Questo luogo è caratterizzato da un campanile, numerosi castagni e un ponte inconfondibile con quattro arcate risalenti al 1733. Lillianes si distingue come una delle aree della Valle d’Aosta maggiormente popolate da castagneti. Fermarsi qui per gustare le castagne è d’obbligo, specialmente a fine ottobre quando si tiene anche la sagra locale.
Invece di proseguire, si scende verso il villaggio di Farettaz, dove si trova un insieme di case maestose, rettangolari e minuziosamente curate. Infatti, nel XVIII e XIX secolo, Farettaz era popolato da “maçons”, ovvero artigiani edili. Numerosi erano i giovani che durante i mesi estivi si trasferivano in Svizzera e Francia per studiare nuove tecniche edili, che poi introducevano nei piccoli villaggi della Valle del Lys.
Proseguendo verso la Valle, tra rascard, castagneti e l’orrido di Guillemore, si arriva a Fontainemore. E così come il viaggio era cominciato, termina su un antico ponte che attraversa il torrente Lys, con un’unica arcata lunga 22 metri. Questa struttura risale al 1200 e gli storici la descrivono come un ponte “a dorso di mulo”. Questa definizione, oltre ad essere tecnica, per la sua forma molto curvata, evoca un sentimento di nostalgia per i viaggiatori medievali che attraversavano le Alpi su un mulo, carichi di paura e meraviglia.
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