Quando la colonnina di mercurio scende al di sotto di 0°C, gli ambienti terrestri si trasformano magicamente in un regno di Frozen. La neve ricopre di un manto candido vette e valli, boschi, case, qualunque superficie trovi nel suo cammino verso il suolo, spegnendo i colori e ovattando ogni rumore. E tra i laghi di montagna c’è chi va incontro a una trasformazione suggestiva: le acque superficiali congelano, progressivamente, a volte in maniera parziale, altre in maniera completa. In un viaggio immaginario tra i 5 continenti, di laghi ghiacciati ne potremmo incontrare a centinaia, e stilare una top 10 sarebbe davvero complesso. C’è però un lago ghiacciato che appare così surreale da battere tutti. Il suo nome è Abraham Lake.
I laghi ghiacciati rappresentano una delle meraviglie che associamo all’inverno. Anche se, a voler essere precisi, alle nostre latitudini si tratta di un fenomeno caratteristico della stagione invernale ma esistono laghi che restano sottoforma di specchi di ghiaccio per molto più di una stagione, anche per quasi tutto l’anno! Incastonati tra vette ricoperte di neve, appaiono come un fermo immagine, regalandoci una sensazione di sospensione del tempo. Pura apparenza, perché sotto quello strato di ghiaccio, la vita va avanti.
I laghi ghiacciano infatti solo in superficie. In condizioni invernali, con temperature ambientali particolarmente rigide, un lago vedrà raffreddare in un primo momento le acque più superficiali. Tale strato, diventando più denso di quelli sottostanti, tenderà a scendere verso il fondo e spingere verso l’alto gli strati più caldi. A loro volta tali strati si raffredderanno e il meccanismo si ripeterà finché tutta la massa di acqua avrà raggiunto i 4°C. A questo punto tutto è pronto perché avvenga la “magia”: la superficie ghiaccia ed essendo più leggera rimane galleggiante sui sottostanti strati di acqua liquida, nei confronti dei quali il ghiaccio in superficie svolge anche un effetto isolante. Piante e animali possono così sopravvivere fino a primavera.
Accanto agli organismi superiori, c’è anche qualcuno di più piccolo che continua a svolgere nelle profondità del lago le sue attività, incurante del freddo: sono i microrganismi. Ed è proprio a una categoria di batteri che in inverno va il merito di trasformare un lago canadese in una meraviglia surreale. Si tratta dell’Abraham Lake, specchio d’acqua incastonato tra le Montagne Rocciose canadesi, nella provincia dell’Alberta. Cosa ha di così particolare il lago “di Abramo”? Che nella stagione invernale si riempie di bolle di ghiaccio, un ghiaccio “particolare”, che non ha niente a che vedere con l’acqua.
L’Abraham Lake non è un lago naturale ma un bacino artificiale, nato a seguito della costruzione nel 1972 di una diga (Bighorn Dam) sul fiume North Saskatchewan. Il suo nome non è legato alla Bibbia ma a Silas Abraham (1871-1961), una guida locale che viveva nella North Saskatchewan River Valley. A lui è intitolato anche il monte che si specchia nel lago, l’Abraham Mountain. Largo circa 33 km, rappresenta una meta ambita soprattutto per chi ami la fotografia, sia in estate che in inverno. Nella stagione estiva dà spettacolo con il colore blu intenso delle sue acque, mentre in inverno vi accadono cose strane.
Sotto la superficie ghiacciata compaiono migliaia di strane bolle bianche congelate. Si tratta di bolle di metano che, risalendo dal fondale verso la superficie, si ritrovano a essere catturate dallo strato più superficiale ghiacciato, che nel corso della stagione diventa gradualmente più profondo. Ma da dove deriva questo metano? La sua produzione è determinata da batteri deputati alla decomposizione di materia morta. Questi microrganismi metanogeni digeriscono anaerobicamente (in assenza di ossigeno) la materia organica depositata sul fondale, producendo metano.
Lo spettacolo regalato da questa reazione biochimica rende il lago tra i più instagrammabili al mondo. Eccezionale è la combinazione tra bolle ghiacciate e aurora boreale, con il lago ghiacciato a fare da specchio al cielo acceso di sfumature. Tocca evidenziare che le bolle ghiacciate di metano si formino in altri laghi nel corso dell’inverno, ma l’Abraham è in tal senso speciale. In primo luogo se ne formano tantissime, inoltre grazie ai venti forti che spazzano la superficie, viene allontanata la neve che potrebbe accumularsi e quindi nascondere lo spettacolo.
Prima di fare la valigia e prenotare un volo per il Canada per non lasciarsi sfuggire questa meraviglia invernale, ci sono un paio di informazioni da conoscere. Vediamo prima di tutto come si arrivi al lago e quale sia il periodo migliore dell’anno per ammirare le bolle.
Come ci si arriva. Gli aeroporti di riferimento per un viaggio al lago Abraham sono quelli di Edmonton e Calgary. Da entrambe le città si può raggiungere lo specchio d’acqua in circa 3 ore e mezzo di auto. Da Calgary si procede verso nord-ovest, da Edmonton verso sud-ovest. La strada da seguire è la David Thompson Highway o Highway 11, l’autostrada che deve il suo nome al coraggioso esploratore e cartografo anglo-canadese che a fine Settecento mappò gran parte del Canada occidentale. Senza neanche muovere un passo dall’auto si ha già modo di inebriarsi della bellezza dell’Abraham Lake e delle sue bolle. Ma perché accontentarsi?
Ci sono molteplici punti lungo le sponde raggiungibili senza grandi difficoltà, dove poter ammirare da vicino le acque blu. I più popolari sono il Preacher’s Point, situato all’estremità sud e dotato di un ampio parcheggio a breve distanza dal lago e il Belly of Abraham, punto perfetto per scatti perfetti, da cui è possibile immortalare le bolle con il Mount Michener e l’Elliott’s peak sullo sfondo.
Il periodo migliore. Il lago inizia a gelare solitamente verso novembre, ma tutto dipende dall’annata, da quando e quanto intensamente arrivi il freddo invernale. Per andare sul sicuro, ed evitare di fare un viaggio a vuoto, arrivando troppo in anticipo per la formazione delle bolle, il consiglio è di puntare sui mesi di gennaio e febbraio.
Compreso quando e come raggiungere questo spettacolo della natura, passiamo alla domanda che forse vi starà ronzando in testa: di fronte a tutto quel metano si può stare tranquilli? Il metano è un gas facilmente infiammabile, vero, ma finché resta bloccato nel lago ghiacciato, non c’è modo che si liberi nell’aria. In primavera, quando la superficie ghiacciata inizia ad assottigliarsi, può verificarsi la fuoriuscita di metano da qualche crepa ma perché si infiammi sarebbe necessario innescarlo, ad esempio con un accendino. E bisognerebbe essere più veloci del vento nel far scattare la scintilla, vento che come abbiamo detto in precedenza, sul lago soffia intensamente. Unico rischio cui ci si potrebbe trovare esposti in tale occasione è una incrementata fragilità del ghiaccio tutt’attorno alla crepa.
Indipendentemente dal metano, il rischio maggiore del lago è quello che si corre su ogni lago ghiacciato: cadere in acqua. Le raccomandazioni fornite ai visitatori sono di dotarsi di una guida o almeno di assicurarsi che lo spessore del ghiaccio sia di minimo 40 cm, di evitare zone in cui sia presente acqua libera o neve che potrebbe nascondere crepe e zone di ghiaccio più debole, e cercare di rimanere vicino alle sponde. Altro consiglio è di portare con sé una corda, non si sa mai!
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