Borghi dove il tempo pare essersi sospeso, custodi di opere d’arte preziose, terre d’origine di famiglie di artisti, punteggiate da sentieri che si immergono nella serenità dei boschi: tutto questo si trova nella Val Seriana. Lungo le rive del fiume Serio, sotto l’ombra delle maestose montagne che abbracciano la valle, questi borghi mantengono un profilo discreto, quasi celato. Tuttavia, sono tutti da esplorare, richiedendo occhi curiosi e la disposizione a lasciarsi sorprendere. Vediamo tutte le escursioni migliori nella ValSeriana.
Tutti i borghi e le escursioni migliori della ValSeriana
A pochi chilometri da Alzano Lombardo, ci si trova subito catturati dal fascino medievale di questo piccolo insieme di abitazioni immerso nel verde, noto per essere il luogo di nascita del Beato Fra Tommaso di Olera. Il primo documento che menziona il nome del borgo risale al 1165 e potrebbe derivare dalle “öle”, pentole realizzate con la pietra proveniente proprio dalla montagna su cui sorge Olera. Le tranquille strade, affacciate su case in pietra e portoni in legno, evocano i tempi antichi in cui gli abitanti si dedicavano all’agricoltura e all’estrazione di pietre, attività svolte con maestria.
Tra le abitazioni si erge la Chiesa di San Bartolomeo Apostolo, custode dello splendido polittico di Cima da Conegliano. Qui, una statua lignea del Santo è circondata da nove pannelli dipinti, incorniciati in oro. Giunto a Olera da Venezia nel Quattrocento, l’opera conserva ancora un alone di mistero intorno al suo viaggio e al suo committente: un veneziano legato a Olera o forse un bergamasco trasferitosi a Venezia? Lo stesso mistero avvolge l’icona della Madre di Dio della Passione del XVI secolo, situata pochi metri più a sinistra. Qualunque sia la loro storia, entrambe le opere continuano da tempo immemorabile a incantare gli occhi dei visitatori.
La Chiesa di San Bartolomeo non è l’unica in Olera e neanche la più antica. Entrambi questi titoli appartengono alla Chiesa della Santissima Trinità e tutti i Santi, conosciuta anche come Chiesa dei Morti per il suo passato utilizzo come luogo di sepoltura. Costruita nel 1296 come cappella privata della famiglia Acerbis, conserva un’opera d’arte nota come “Incoronazione della Vergine” come pala d’altare. Quest’opera è una rivisitazione di un capolavoro simile presente nella Chiesa di Ognissanti a Venezia, evidenziando il legame profondo tra Bergamo e la Serenissima.
La successiva tappa del nostro viaggio tra i borghi della ValSeriana ci conduce a risalire fino a Selvino per esplorare il suggestivo Borgo Taramelli. Questo incantevole insieme di abitazioni si nasconde dietro Piazza Europa, originariamente parte della contrada Rialto, situata all’imbocco della vivace Via Mercatorum, antico collegamento tra Bergamo e il Passo San Marco, la Svizzera e la Germania, oggi in parte ancora percorribile.
Attraversando l’arco d’ingresso al Borgo Taramelli, sotto lo sguardo vigile di una “Madonna con Bambino”, ci si ritrova catapultati indietro nel tempo, tra la pietra delle case e il legno degli infissi. Il più antico edificio, risalente al Cinquecento e affacciato sia sul borgo che su Piazza Europa, era originariamente l’Albergo Falcone, di proprietà della famiglia Taramelli. La famiglia, che già gestiva un albergo ad Albino, ha sfruttato l’arrivo del turismo a Selvino fin dall’inizio del Novecento. Si dice che la finestra ad arco con lo stemma, all’ingresso del borgo, fosse originariamente l’accesso all’ex Albergo. Possiamo solo immaginare di trovarci nel 1563, come suggerisce lo stemma, immergendoci nell’atmosfera senza tempo di Borgo Taramelli.
Lasciamo Selvino per esplorare uno dei borghi più incantevoli d’Italia, insignito della Bandiera Arancione del Touring Club Italiano: stiamo parlando di Gromo, che si erge sull’alto “grumo” di roccia che gli ha conferito il nome. Mentre si sale verso la torre del castello, che sovrasta il centro abitato, si passa accanto alla centrale idroelettrica e al Palazzo Bonetti-Filisetti, con il cortile interno che ospita una “Deposizione di Cristo” del Cinquecento.
Proseguendo, si raggiunge Piazza Dante, il cuore del borgo, dominata dal Castello Ginami del XIII secolo e dalla Chiesetta di San Gregorio. All’interno di quest’ultima, vale la pena dare uno sguardo alla pala d’altare di Enea Salmeggia. Di fronte, si trova il Palazzo Comunale, sede del MAP – Museo delle Armi Bianche e delle Pergamene. Forse non tutti sanno che Gromo fu un importante centro per la lavorazione del ferro e la produzione di armi in passato. Il museo, seppur di dimensioni ridotte, è estremamente curato e offre una visione affascinante. Conserva armi forgiate nelle fucine locali, accompagnate da affreschi cinquecenteschi che testimoniano la fervente compravendita di armi dell’epoca.
Al piano superiore del Palazzo Comunale, è possibile esplorare anche l’EcoMuseo Naturalistico per approfondire la conoscenza sulle specie animali autoctone. Proseguendo oltre Piazza Dante, ci si imbatte ancora in una porzione dell’originale Torre Gananderio, per poi immergersi tra vicoli, scalette e cortili del borgo, dove, oltre all’atmosfera raccolta tipica dei borghi medievali, si possono ammirare anche le linee eleganti di alcune ville in stile Liberty. Scendendo verso la parte inferiore del paese, si trova la Chiesetta della Crocetta con il suo piccolo portico, eretta durante l’epidemia di colera del 1865 e adornata con affreschi affascinanti. Poco più avanti, la Chiesa Parrocchiale accoglie un altare di legno della scuola dei Fantoni.
Oltre a una piacevole passeggiata culturale nel borgo, Gromo offre diverse opportunità per il relax, come il Parco le Fucine in località Prenzera, vicino al fiume Serio, dotato di un’area picnic, un laghetto e un chiosco. Un’alternativa valida sono gli Spiazzi di Gromo, punto di partenza per vari sentieri immersi nei suggestivi paesaggi delle Orobie. Il Rifugio Vodala, oltre a fornire ristoro agli escursionisti in estate e agli appassionati di sci in inverno, organizza frequentemente eventi che garantiscono serate all’insegna del divertimento in questa location davvero speciale.
Un borgo imperdibile nella ValSeriana è senza dubbio Clusone, la prossima meta di questo nostro itinerario che finora ci ha regalato tanta bellezza. A Clusone, il tempo è scandito dal 1583 dallo splendido Orologio Astronomico Fanzago, che domina la Piazza dell’Orologio. Qui, è possibile ammirare gli affreschi prendendo un caffè ai tavolini esterni dei bar. Clusone è un paese grande e vivace, con persone che passeggiano tra vie eleganti costellate di negozi e locali. Non è difficile immaginarsi proprio in questo paese il salotto della Contessa Maffei, frequentato da artisti e intellettuali, tra cui Giuseppe Verdi, che pare abbia composto l’opera “Attila” proprio durante un suo soggiorno a Clusone.
Non è stato certo l’unico a subire il fascino del borgo: oggi anche noi ci sorprendiamo davanti agli affreschi della Chiesa del Paradiso, così austera all’esterno e preziosa all’interno. Si resta ammutoliti sotto la scalinata della Basilica, con le statue della terrazza che ci mettono quasi soggezione, così come l’Altare Maggiore del Fantoni al suo interno. Davanti alla Basilica, i celebri affreschi della “Danza Macabra e del Trionfo della Morte” sulla facciata dell’Oratorio dei Disciplini, con il supporto della placida imponenza delle montagne circostanti, non perdono occasione di ricordarci quanto siamo piccoli. Prima di lasciare Clusone, non possiamo che concludere il nostro bagaglio di bellezza al MAT, Museo Arte Tempo, che sotto i soffitti affrescati di Palazzo Marinoni Barca conserva le opere di numerosi artisti, molti dei quali originari di Clusone.
Dopo l’animata esperienza a Clusone, la contrada Cacciamali di Ardesio, abitata solo in estate e nei fine settimana, sembra essere il luogo più tranquillo del mondo. La raggiungiamo seguendo un percorso letterario dedicato a Dino Buzzati, che si snoda per un chilometro da Cerete fino a questo gruppo di case in posizione privilegiata: da qui, Pizzo Redorta, Punta Scais e Passo Coca si presentano chiaramente visibili. Il percorso letterario offre un’opportunità unica per ammirare un panorama che sembra un quadro, immersi in un luogo che è rimasto immutato nel tempo.
Sul sentiero, le nove stazioni, accompagnate dalle frasi di Buzzati, invitano a fermarsi, a leggere con calma, a procedere con lentezza per godersi non solo la destinazione, ma anche tutto il percorso. Buzzati era anche un alpinista e conosceva bene le sensazioni amplificate dall’immensità delle montagne e dal silenzio dei boschi, come accade all’eco dei nostri passi sul sentiero.
Il prossimo borgo che ci aspetta è Songavazzo, raggiungibile da Rovetta attraversando il Ponte sul Borlezza, il primo ponte in cemento armato a struttura leggera costruito in Europa. Oltre a conservare simili gioielli di ingegneria civile, Songavazzo è la patria dello scultore Giovan Maria Benzoni: la cappella della sua famiglia si trova poco fuori dal paese. Songavazzo prende vita soprattutto nel mese di luglio, durante la fiera della Madonna del Carmine. La statua lignea, realizzata da Andrea Fantoni (originario della vicina Rovetta), è custodita nella Chiesa di San Bartolomeo insieme ad altre opere importanti come l’altare maggiore e la statua della Vergine del Rosario.
Dopo aver percorso le tranquille vie del borgo e fatto una pausa presso la “Cà di Leber” per sfogliare qualche pagina, si può continuare con una piacevole escursione verso l’altopiano di Falecchio, all’interno del Parco del Monte Varro. Il verde brillante dei pendii erbosi e le cime frastagliate delle montagne che li circondano in un abbraccio rendono questo luogo idilliaco perfetto per dedicarsi un po’ di tempo senza far nulla se non ammirare l’orizzonte.
Per l’ultima tappa di questo percorso, ci immergiamo nella Val di Scalve, ad Azzone. Posizionato ai piedi del Pizzo Camino e delle Pale, è una destinazione imperdibile per coloro che desiderano trascorrere del tempo nella natura, soprattutto nella vicina Riserva Naturale Regionale dei Boschi del Giovetto, un’oasi di biodiversità tra le più rilevanti della Lombardia. Da Azzone partono diversi sentieri immersi nel verde, con livelli di difficoltà adatti a tutte le esigenze, dai più rilassati ai più sportivi, dai solitari camminatori alle famiglie con bambini. Il borgo è attraversato anche dalla “Via Decia – il Cammino dei Boschi di Ferro”, che promuove una modalità di turismo lenta alla scoperta della Val di Scalve. Non lasciamo Azzone senza dare un’occhiata dietro il portale della Chiesa di San Filippo e San Giacomo, che ospita tele del pittore clusonese Antonio Cifrondi.
La Torre Civica medievale domina il profilo di Azzone, che, mentre ci allontaniamo, diventa una macchia sempre più piccola sul verde intenso e vibrante dei prati circostanti, che avvolgono il fianco della montagna come una calda coperta. Scendendo lungo il fondovalle, sembra quasi di lasciare dietro di sé un tempo diverso da quello del presente che stiamo vivendo: un tempo più lento, più antico e dorato.